Oggi si parla di moralità, di disonestà, di ruberie dei nostri amministratori, ed è per questo che ci sentiamo il diritto di allarmarci che cosa potrà succedere alla città dell’Aquila, pensando che territorio fertile può essere per accaparramenti di ogni tipo. Una mortificazione per ogni cittadino italiano, pensare che cosa potrà essere L’Aquila in questi 20/30 anni per la ricostruzione, si è in preda a forti brividi. I cittadini aquilani non meritano questo trattamento, come i cittadini dell’emilia, che fino a questo momento nutrivano delle speranze. Una città ferma con qualche piccola ricostruzione, con qualche piccolo movimento e tanti scarica barile di responsabilità fra enti, governatori e i cittadini si sentono sballottati dalla loro fiducia, dalla loro aspettativa e che giorno dopo giorno si sgretolano come quella notte buia e tempestosa. Dobbiamo sviluppare un enorme quantitativo di anticorpi che sconfigga questa immoralità dilagante, questo appiattimento del senso comune, condannando e non trovando sempre una giustificazione.
Anticorpi che stanno sviluppando i cittadini dell’Aquila anno dopo anno., anche attraverso testimonianze che riportano indietro a quella tremenda notte, le paure, le ansie, le emozioni, le attese, la collera e la speranza.
Narrazione collettiva di Patrizia Tocci
(libro in uscita nella metà di novembre 2012)
|
SABATO,06 OTTOBRE 2012-IL CENTRO- L'Aquila
Voci, dolore ed emozioni Le prime ore dopo il sisma
La scrittrice Patrizia Tocci ha raccolto in un libro oltre 50 testimonianze Il volume è stato presentato nell’ambito della manifestazione «Volta la carta di Fabio Iuliano L’AQUILA Voci ed emozioni delle prime 12 ore del 6 aprile 2009: dalle 3.32 alle 15.32 nel tentativo di costruire una narrazione collettiva di una delle pagine più difficili della storia dell’Aquila. Patrizia Tocci, docente e scrittrice, ha raccolto 54 testimonianze di quella notte per farne un libro “I gigli della memoria”. Un progetto editoriale, che porta la firma di Solfanelli, presentato in anteprima nell’arco della giornata del festival “Volta la carta”. Al centro del nucleo narrativo c’è il giglio, simbolo di una parte della città che non c’è più, simbolo delle 309 vittime del sisma, ma anche di una memoria collettiva di una città cerca di una nuova identità. «Le case dell’Aquila hanno ancora bellissimi gigli in ferro battuto» ricorda la scrittrice «fanno capolino dai muri delle nostre case diroccate; erano la parte terminale delle catene che tenevano inchiodati all’interno i muri maestri, perché la nostra è sempre stata una terra ballerina». Di fatto, come la stessa Tocci ha scritto più volte «la parte terminale della catena veniva arricchita con questi fiori in ferro battuto; ogni giglio è diverso dall’altro, più o meno sontuoso, più o meno stilizzato. Sono ancora lì a ricordarci che chi non ha memoria non ha futuro». All’unisono il commento dell’editore teatino Marco Solfanelli. «Esistono tante cronache dei terremoti passati», ha detto, «a partire da quello di Avezzano del 1915. Gli archivi sono pieni di cronache, diari della ricostruzione, ma poche sono le emozioni che escono fuori da quelle carte. Questo libro, invece», aggiunge, «rappresenta un tentativo per raccogliere i ricordi diretti e le emozioni di cittadini che hanno vissuto e continuano a provare sulla pelle la drammatica esperienza del sisma». Dalle storie che si intrecciano emergono i frammenti di quella notte. Una specie di mosaico di cui fa parte anche il tassello di Francesca Luzi, dell’associazione «L’Aquila Volta la carta». È lei stessa a parlare di “puzzle” che si compone formando l’immagine di un giglio. Il libro si divide in due sezioni, partendo dai cinquantaquattro racconti. Testimonianze più o meno note organizzate in spunti tematici (numeri, liste, a piedi nudi, “qui è ancora notte”, l’esodo, voci e “intrusi”). Poi spazio ai Gigli della memoria della Tocci e, infine, alla post-fazione di Paolo Rumiz: «Le vestali della città del silenzio». Anche quest’anno, il programma della manifestazione Volta la carta propone una serie di appuntamenti editoriali di riflessione sul sisma, tra questi la presentazione del libro «Il gran tremore. Rappresentazione letteraria dei terremoti». Un lavoro di Raffaele Morabito, professore di Letteratura italiana all’Università dell’Aquila.
La città per “rinascere” ha bisogno di scelte innovative e coraggiose, le vite oggi vaganti hanno bisogno di ritrovarsi e tornare ad essere presto una comunità, anche con l’aiuto della scuola.
Nessun commento:
Posta un commento