Esistono due Italie parallele, l’Italia di quelli che non lavorano e quelli che lavorano sono sotto pagati, contrariamente l’Italia dei manager dei dirigenti che sono troppo pagati. Una differenza fra queste due Italie, due mondi sempre più distanti.
Maurizio Crozza nella puntata del 21 maggio 2013 a Ballarò diceva: “ …..ecco, io non so se esistono due mondi paralleli, ma di sicuro esistono due Italie parallele. C’è quella degli operai e impiegati fra i meno pagati d’Europa, li paghiamo così poco che agli operai della Chrisler di Detroit, Marchionni ha detto: o firmate il contratto o sposto la produzione a Torino. Poi c’è l’altra Italia, quella dei manager pubblici più pagati della galassia. L’Italia è come quei treni che alla stazione Termini, fateci caso sullo stesso marciapiede, da un lato dal Freccia Rossa scendono i modelli di Armani con trolley, dall’altro sul locale da Viterbo, scendono il popolo di Mosè dopo 40 anni a piedi nel deserto”.
La forbice della disuguaglianza sociale in Italia si è sempre più allargata in modo smisurato negli ultimi anni. Il salario medio accumulato in quattro anni da un lavoratore dipendente è oggi a 104.000€ lordi. Nello stesso periodo, di quattro anni, il compenso dei top manager italiani a raggiunto la bellezza di 17.304.000€ lordi, con una differenza di 17.200.000€ in quattro anni. Una forbice che ha dell’incredibile se lo paragoniamo agli anni ’70, con un rapporto dei salari dei dipendenti e il compenso dei manager era di 1 a 20, venti volte superiore, nel 2012 il rapporto è arrivato 1 a 163. Un manager guadagna 163 volte più di un suo dipendente operaio. Rapporto del sindacato del credito della CGIL nell’anno 2012. La statistica del sito aggiunge che la paga dell’operaio e dell’impiegato in 7 anni è aumentata solo dello 0,5% rispetto al tasso d’inflazione, mentre il compenso dei top manager è aumentato invece del 23%. http://www.fisac-cgil.it/.
Cifre che sono impressionanti in quanto dimostrano una forbice di disuguaglianza troppo ampia, si nota nell’articolo che i 7 amministratori delegati delle 7 maggiori aziende romane hanno percepito uno stipendio nell’anno 2012 quanto 864 lavoratori dipendenti e quanto 1.728 lavoratori a contratto di collaborazione, soprattutto giovani. Il lavoro in questi anni, contrariamente ai principi della Costituzione, è sceso nella considerazione generale della società, il lavoro vale di meno sia in termini culturali sia in termini economici e sociali, un riduzione della dignità dentro il mondo del lavoro. Ci sono 100 uomini d'oro che guadagnano quasi 400.000.000 € l'anno, molti dei quali, un ingiustizia sulle ingiustizie, dirigono aziende che hanno i bilanci in rosso. Se fossero dei premi, dei bonus per un attività positiva con profitto, qualche giustificazione in più ci sarebbe, ma il problema è che molti di essi hanno dimostrato di non essere capaci di gestire le loro aziende. E' necessario quindi di riprendere la questione retributiva e salariale, anche perché pur avendo un lavoro oggi si rischia di essere poveri.
La disparità è talmente forte perché nel nostro paese la questione della disuguaglianza non riesce ad entrare nell'agenda politica, nessuno negli ultimi venti anni si è preoccupato del fatto che non si poteva sostenere un livello di disuguaglianza così grande, anzi sono state messe in campo diverse iniziative che l'hanno maggiormente aumentata, siamo arrivati al paradosso che vengono premiati manager che sono del tutto incapaci. Invece negli ultimi chi ha subito le maggiori difficoltà, a prescindere da questa enorme disuguaglianza delle retribuzioni, sono sempre i più poveri. I dati dell'Istat rilevano che l'andamento dell'inflazione negli ultimi anni ha mostrato che l'aumento del costo dei beni di consumo ha inciso molto di più sui redditi bassi, incidendo sugli alimentari, sul costo dell'energia elettrica, per cui oltre al fatto che si è aperto il divario sui compensi, anche il divario sul costo del sopravvivere ha inciso di più sui poveri.
In Italia, nel tempo, è saltato il sistema sociale per garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali indispensabili, è saltato la remunerazione del lavoro, il monte complessivo dei salari e degli stipendi è sceso per la crisi finanziaria, per la sotto occupazione, per la disoccupazione e la inevitabile precarietà abbastanza diffusa. In alri paesi europei meno indebitati di noi, un welfare per quanto imperfetto in qualche misura riesce ancora a reggere. Si pensi all'esistenza del reddito minimo che in Italia non esiste, oggi se una persona perde il lavoro è davvero drammatico, non riesce più a raggiungere quel livello di dignità previsto dalla Costituzione. Il nostro sistema sociale va rivisto proprio sul piano del walfare. Quanto più il nostro stipendio è basso oggi, con il metodo contributivo, la nostra pensione nel futuro sarà ancora più bassa. E' evidente che il sistema messo in atto dalle nuove politiche di austerità stanno producendo oggi poveri, ma sta creando nuove generazioni di poveri.
Un sistema dove non si salva nessuno, la crisi colpisce tutto presente e futuro, soprattutto i giovani che si vedono negare il loro avvenire. Il problema della disoccupazione giovanile che ormai è un fenomeno europeo, che in Italia è particolarmente acuto, tanto più che in Italia essendoci un welfare che non solo è crollato, ma già non era molto efficace prima, in gran parte il sostegno è affidato alle risorse familiari. Quello che si riscontra in questi ultimi anni è che il welfare familiare ha tenuto, ma con la crisi che stiamo attraversando, potraendosi ancora pere molto, il welfare familiare italiano sta tenendo sempre di meno. Le retribuzioni stanno quasi scomparendo, i giovani non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, i risparmi si asciugano e la famiglia non può più distribuire, senza che fuori ci sia nulla.
C' è necessita di mettere in campo misure per agevolare le aziende, dare ossigeno ai lavoratori, alle famiglie ed anche alle piccole imprese, agli artigiani, creando una spirale positiva stimolando il consumo, su cui sta arrivando la mannaia dell'IVA. Imposta dell'IVA che dovrebbe essere diminuita ed essere più equa per la riduzione dell'IMU, perché quello che sta succedendo che di nuovo daremo dei soldi ai più ricchi e li toglieremo ai più poveri. Due Italie sempre più distanti.
L'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero non perde le buone abitudini. Nel mirino delle sue parole ci sono sempre i lavoratori italiani che questa volta definisce come "poco produttivi e troppo costosi". In sintesi la Fornero elegantemente accusa gli italiani di essere "lavativi" e di pretendere salari elevati. Peccato che milioni di suoi connazionali lavorano dieci ore al giorno pern 600-800 euro al mese. Lei comunque con la sua busta paga da docente universitario costa abbastanza e con lei anche sua figlia che come "mamma" ha intrapreso la carriera accademica.
L'ex ministro torna a farsi sentire con un'intervista a Class Tv. Così dopo aver chiamato i giovani "choosy", ovvero con poco spirito di adattamento, dopo aver consigliato a tutti di "tornare a lavorare la terra" ora è giunto il momento di essere tacciati come "scansafatiche". La sua riforma che avrebbe dovuto incentivare l'occupazione è stato un flop clamoroso. E ora anche lei si rende conto che quella riforma forse va rivista, come ha già annunciato il nuovo ministro del lavoro Giovannini: "Sono d’accordo con il ministro Giovannini che vada modificata, nessuna norma nasce perfetta, si fanno esperimenti". Se poi gli esperimenti sono sulla pelle degli italiani alla Fornero poco importa.
Lei non rinnega la sua esperienza di governo e prova un pò di nostalgia: "Nonostante il grande carico di sofferenza sento ancora l’orgoglio di essere appartenuta al governo Monti, Era facile criticare un governo senza appartenenza politica, Mario Monti era molto impegnato come tutti noi. Abbiamo scontato nel nostro operato assenza di risorse e credo che anche l’attuale governo avrà i medesimi problemi".
Intanto in dote al nuovo governo la Fornero ha lasciato la grana esodati. Anche su questo punto l'ex ministro pensa di non avere colpe: "Abbiamo salvaguardato 130 mila esodati, su tutti gli altri non mi posso esprimere, spero che il nuovo governo trovi la copertura finanziaria". Poi sempre sugli esodati attacca l'Inps: "L’istituto non ha alcun diritto di rispondere in modo soggettivo su questo tema. Se una persona è stata riconosciuta come salvaguardata non c’è nessuno, nemmeno ai vertici, che possa dare un’opinione diversa. Se non si adegua ritengo debbano esserci delle sanzioni".
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