Uscire immediatamente dall’euro, piuttosto che lasciarsi svenare e poi vendere. I rimedi ai problemi finanziari proposti dalle parti sociali e dai partiti non sono altro che pagliativi. Pagliativi che servono solo a tirare avanti per qualche settimana. Le manovre governative, compresa anche l’ultima del governo Monti, sono inique e recessive sbilanciate sul lato delle entrate.
Il governo Berlusconi dopo che l’unione europea ha approvato la manovra se la rimangia. Ne fa un altra, non migliore, ma semplicemente congeniata in modo da evitare che si coalizzi un efficiente resistenza, si civile che all’interno della partitocrazia. Partitocrazia che vuole conservare i suoi canali di spesa. Prendiamo ad esempio la manovra alternativa del PD, che frutterebbe solo un decimo dei 40 miliardi di € da recuperare. Dimostrazione che l’opposizione non ha prodotto gran che a tutte queste manovre. Ancora più imbarazzante come la partitocrazia sia sia resa complice all’ultima manovra di Monti.
I partiti non hanno capacità, non hanno idee, non hanno uomini. Il sistema dei partiti è ormai è una zavorra senza capacità di soluzioni e senza valore di rappresentanza, quindi rimane senza leggittimazione. Sono decenni che in Italia si fanno sacrifici e manovre di risanamento e adeguamento ai parametri europei, con la conseguenza che siamo messi sempre peggio. Nessun o vuole ammetterlo, ma è palese che questo stato di cose non funziona.
Il debito pubblico ha sempre continuato a crescere, il motore del mostruoso processo di indebitamento su scala mondiale, compreso il monopolio privato responsabile della creazione e della distruzione di moneta e credito. Moneta e credito che restano in mano ad un pugno di banchieri che riescono a controllare le banche centrali, BCE compresa. Ricattando i governi con minacce di declassamento e non di acquisto dei loro titoli del debito pubblico. Essenzialmente li ricatta a trasferire al settore finanziario crescenti quote di reddito e risparmio dei cittadini e delle imprese. Recenti dati ci dicono che paesi che hanno dichiarato di non poter o di non voler pagare il debito pubblico dopo il default, la loro economia si è ripresa magnificamente.
Piuttosto che continuare con manovre depressive, socialmente laceranti che non risolvono niente da moltissimi anni, sarebbe preferibile per l’Italia uscire dall’euro e ristabilire come moneta la lira, in seconda battuta ripudiare il debito pubblico nazionalizzando la banca d’Italia, ripristinare i vincoli di portafoglio e di acquisto dei titoli di stato, come prima del divorzio della banca d’Italia dal tesoro di stato.
In tale modo si eviterebbe quella serie di tagli depressivi con un risparmio notevole della spesa pubblica, azzerando nel tempo completamente il debito pubblico.
Gli effetti sarebbero immediati, con il rilancio delle esportazioni, gli investimenti ed infine l’occupazione. Non si avrebbe più bisogno di emettere titoli del debito pubblico. Continuare con gli inasprimenti fiscali, con la tassazione dei redditi presunti (contrari fra l’altro alla nostra Costituzione), con i tagli allo stato sociale e i diritti dei lavoratori. Continuare all’indebitamento del paese con l’incremento dell’insicurezza e della paura, tutto questo è utile a portare il paese e la gente in condizioni ottimali per il capitale internazionale che aspira a rilevare dall’esterno l’economia e le risorse, compresi anche i lavoratori di un paese in ginocchio, pronto a lavorare per bassi salari,senza garanzie e tutele, livellato al basso.
Un paese dove la gente e le imprese devono svendere i loro beni per debiti, anche fiscali. A questo pare che mirano le politiche e i ricatti della così detta Europa, BCE, FMI, società di rating. Questa no è Europa, ma bensì la maschera finanziaria sovranazzionale. Il processo dell’integrazione europea è finta, ed è finita. La commissione conta sempre di meno. Le decisioni si prendono tra cancellieri di paesi forti, ad esclusione degli altri. Soprattutto quelle per decidere le mosse della banca centrale europea, in modo che salvaguardi innanzi tutto la Germania e la Francia. Questi infatti, dicono e ripetono che non accetteranno mai di emettere gli euro bond, cioè di mettere insieme il debito pubblico proprio con quello italiano e quello degli altri paesi eurodeboli.
I paesi euro forti non accetteranno mai l’integrazione politica dell’Italia, non solo per il suo debito pubblico, ma anche perché la classe politica e dirigente italiana troppo marcia e incompetente. All’estero hanno visto tutto abbastanza ormai, dalla mafia alla storia dei rifiuti di Napoli, il Bunga-Bunga, alla giustizia a livelli di Africa nera.
Forse negli anni 90’ pensavamo che l’Italia avrebbe eliminato tutta questa classe dirigente, e corretti i propri difetti grazie alla pressione dell’euro. Ma tutto questo non è avvenuto. Dall’estero snnao che l’Italia non riesce a riformarsi ad intervenire sui propri vizi strutturali, e sta declinando da 20 anni incessantemente.
Sanno inoltre che inevitabilmente uscirà dall’euro, sanno che integrarsi politicamente con un paese come l’Italia equivarrebbe ad impatanarsi in una grave malattia. Nessun paese che ha aziende efficienti non ha piacere di integrarsi con un paese come il nostro o un azienda inefficiente. Per contro ha interesse a sfruttarlo, assumendone il controllo dall’esterno.
La Francia e soprattutto la Germania è un paese molto efficiente, corretto e serio. La sua politica è quella di mantenere l’Italia sotto la BCE e gli organismi comunitari che la Germania può dirigere. Il fine è quello di neutralizzare il nostro paese concorrente sui mercati internazionali, costringendoci, prima che finisca di lasciare l’euro, a pagare i propri debiti in euro verso le banche tedesche anche a costo di dissanguarci. Questa linea politica si sta confermando e irrigidendo con il progredire della crisi. Ricordando Giulio Tremonti, parlando ad una conferenza di Rimini il 27 agosto 2011, ha ammonito la Germania,senza ragione, ad accettare l’euro bond e non ostinarsi alla sua politica rigida e assolutistica, perché potrebbe finire a suo danno. Ma ostinarsi nelle politiche assolutistiche, e ciò quello che la Germania sta facendo da quando è nata, dal 1871. Non ha mai cambiato idea, nonostante due guerre rovinosamente perse. Il sistema paese Germania capisce i fatti non le ragioni.
Uscire dall'euro appare quanto mai vitale per la sopravvivenza di questa nazione. Esattamente come per l'Islanda, uscire subito dalla sfera oppressiva della BCE e del FMI, significa avere qualche chance di ripristinare la nostra economia e restituire (finalmente) al popolo italiano la sovranità nazionale che gli spetta. Dietro questa crisi economica, si cela la ferma volontà delle banche private, di appropriarsi delle risorse nazionali come accade in Grecia e probabilmente in Italia da qui a poco tempo.

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