venerdì 3 agosto 2012

Lo Spread e il Colesterolo


L'anno dello spread, termine prima sconosciuto. Ma, da novembre 2011 ad oggi, è diventato "alimento" quotidiano sulla tavola degli italiani. Non c'è famiglia italiana che la sera non si chieda: "come sta lo spread oggi?" quasi si trattasse di un intimo conoscente, un familiare stretto. Del resto sullo spread è caduto il governo Berlusconi, vacilla l'economia italiana, aumenta il debito pubblico, le tasse. Per lo spread passa la differenza tra recessione e sviluppo. Lo stesso Monti lo presenta in conferenza stampa come un convitato di pietra.

Spread, dunque, come Bosone della finanza. Particella del dio economico capace di far tremare le gambe a famiglie e capi di stato.
E sullo Spread si sta consumando la domanda degli scienziati dell'economia, come per il Bosone i cervelli della fisica. Perchè Monti, ha spiegato che lo spread alto non è sinonimo di crisi. Un conto era lo spread di Berlusconi, un conto è quello di Monti. Un po' come per il colesterolo. C'è quello buono e c'è quello cattivo.
L’Italia, dunque, vive da qualche tempo in una sorte di Grande Fratello. Si sono moltiplicate a dismisura le informazioni sullo “spread”, e spesso del tutto fuorviante. Vengono riportate ogni minuto le attività dello spread, dei BTP italiani e dei Bond tedeschi. Questo modo di diffondere la notizia, premia perché allarmistico e fa presa sulle persone che non sono a conoscenza di certi meccanismi. La finanza è molto più semplice e schematica di quanto comunemente si pensa. Nessun investitore può prendere una posizione pensando di guadagnare senza assumerne un rischio. In questo gioco conta soltanto le attività speculative dei “banchieri”. Nel mercato in genere la struttura finanziaria non è importante, in quanto agli investitori interessa solo quantificare i guadagni futuri. Lo spread oggi sui Btp ha superato I 510 punti, rispetto ai Bond, ma questo è veramente tutto il significato che la politica europea tende ad  attribuirgli? Sembra invece tutta una mistificazione, delle arti magiche ai danni dei popoli,  infatti, dobbiamo sempre tenere presente che qualsiasi governo da un giorno all’altro può modificare le regole del gioco in vista del rimborso delle proprie obbligazioni, la Germania insegna.
Quindi, la possibilità di quantificare uno spread durante la vita del tittolo con altro analogo, ma emesso da altro stato è da ritenersi puramente indicativo e assolutamente ininfluente sul valore del rimborso alla scadenza, a meno che non intervengano cambiamenti nelle regole dettate dal governo, conseguentemente il valore complessivo dello spread è poco importante per decifrare eventuali rischi futuri. Per quanto riguarda l’Italia, si dovrebbe tener conto della capacità dello spread di generare Cash Flow. Nella situazione italiana, va tenuto in debito conto, che una volta pagati gli oneri del debito pubblico, le casse rimangono vuote, ecco perché è auspicabile un cambio di rotta, un taglio energico alle spese correnti improduttive e avviare opportune dismissioni del patrimonio statale, è del tutto evidente che renderebbe positivo l’avanzo di cassa.
E’ poco razionale rilevare con così tanta insistenza il valore dello spread sui titoli di stato italiani. In sintesi, lo spread non è altro che il differenziale fra i rendimenti dei titoli di stato fra due diversi paesi e i rendimenti su che cosa sono calcolati, non certo sul valore nominale del titolo, ma sul valore corrente, variabile ogni giorno. Allora? Il rendimento, è palese, non ha valore pratico, tanto meno ne ha lo spread.
Lo spread ha solo valore politico/economico per impadronirsi dell’Italia. Questa è la tremenda realtà italiana.