mercoledì 12 febbraio 2014

Spesa pubblica

La razza umana ha una sua patologia strana rispetto a tutti gli altri animali. Mentre per gli altri animali l’esperienza, la cronaca ed i fatti della vita quotidiana entrano e diventano patrimonio genetico di tutta la razza e della loro progenie, per l’uomo esiste un’altra patologia: cancellare la storia, cancellare ogni riferimento storico ed il suo insegnamento.

Perché dovremmo fare riferimento alla storia? Perché ci da la spiegazione di quello che è accaduto, dandoci la prognosi di quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro. 

L’Italia ha realizzato una serie infinita di errori strategici con la partecipazione di tutti gli italiani, quando dico “italiani” dico “noi italiani”, perché non avendo responsabilità politiche ognuno dei cittadini italiani ha concorso a questa situazione. 

Ha concorso per omissione, ha concorso per commissione esercitando, bene o male, il diritto di voto diventando concorrente della disastrosa situazione. Nessuno può cacciarsi fuori da questo dicendo “Io non c’entro”. In un modo o nell’altro certo chi ha più responsabilità ha più da pagare, ma anche chi ne ha di meno ha qualcosa da farsi perdonare. Abbiamo creduto che il mercato fosse la soluzione di tutti i problemi, che l’incontro tra domanda ed offerta sui beni e sui servizi fosse l’equilibrio, fosse la giustizia, fosse il modo di cercare di amministrare nel migliore dei modi possibili, anche per dare a tutti la possibilità di diventare ricchi. 
Abbiamo constatato che così purtroppo non è, e non poteva essere diversamente. Allo stato attuale si riscontra questa situazione; nel processo economico abbiamo tre tipi di tipologie fondamentali:

  1. Lo Stato
  2. Le imprese
  3. Le famiglie
Le famiglie sono oggi senza lavoro e senza reddito o con meno lavoro e meno reddito, quindi hanno meno capacità di spesa. Spendendo di meno consumano di meno, consumando di meno acquistano di meno il prodotto delle imprese. A sua volta le imprese vedendosi abbassare le quantità di merce che vendono, devono per forza pareggiare i costi continueranno a licenziare, con la conseguenza di ridurre gli investimenti. L’unico soggetto economico che rimane in campo è lo Stato, però cosa sta succedendo adesso. Gli Stati in base ai vincoli europei non hanno questa propensione alla spesa pubblica, anzi hanno deciso ancora di ridurre la capacità di spesa, e per una serie di vincoli europei dobbiamo abbassare volta per volta il bilancio, anno dopo anno. 

Non solo per diminuire il debito pubblico, ma anche la spesa pubblica per raggiungere la parità di bilancio. Se entrano meno soldi dal bilancio dello Stato e meno soldi si spendono è inevitabile una recessione che si andrà ad aggravare sempre in modo più sostanzioso, non avendo gli altri due operatori capacità di spendere.
Sia per quanto riguarda tutti i tipi dei sistemi economici, sia per quanto riguarda tutti i tipi dei sistemi politici, questa è l’unica cosa che non va fatta, la politica attuale è esattamente l’incontrario di quello che si dovrebbe fare. Oggi è lo Stato che deve dare l’iniezione, non soltanto di fiducia e dire “Cari cittadini spendete”, occorre che lo Stato immetta denaro nel sistema economico e produttivo con una serie di maniere diverse: con la politica fiscale e con la politica monetaria cioè una politica economica, ovvero l’intervento dello Stato nell’economia. La politica fiscale ha due sistemi opposti, uno è quello di usare le leve del fisco, l’idea che oggi si è diffusa nella maggioranza è quello di abbassare le tasse al ceto più alto, al ceto produttivo in modo da aumentarle su quelle basse. Un idea patologicamente deviata perché si pensa che chi è ricco vedendosi abbassare le tasse può spendere quei soldi in investimenti produttivi, ovvero in creazione d’impresa e quindi creazione di lavoro.

Falso. La storia negli ultimi 30 anni di tutto il mondo occidentale ha dimostrato l’esatto contrario. In questo sistema produttivo non investe più nessuno, i ricchi investono nella speculazione finanziaria non nel tessuto economico e produttivo. 

E’ chiaro che questa politica fiscale è totalmente sbagliata e truffaldina. 

Oggi si dovrebbe fare il contrario, aumentare la tassazione sui ceti più ricchi e abbassarla su quelli più poveri, in modo che quelli più poveri avranno una propensione al consumo maggiore, possono spendere più denaro acquisendo beni e servizi con le imprese che venderanno di più rimettendo in moto il meccanismo economico, produttivo ed occupazionale.

Evasione fiscale
Con l’evasione fiscale invece nel nostro paese per troppo tempo, c’è stato un patto scellerato da parte dello Stato, cioè quello di andare a cercare esattamente la contribuzione dei singoli cittadini, senza nessuna programmazione attribuendo l’immediatezza come risoluzione a qualsiasi problema, perché nell’onda delle singole contigenze di bilancio occorreva raccattare denaro urgentemente.
Dove si trovava il denaro immediato? Ovvio, ne reddito del lavoro dipendente e negli immobbili, invece di cercarlo nei flussi di denaro leciti ed illeciti.

Politica monetaria
Come potrebbe fare lo Stato ad incidere sul sistema economico rimettendolo in moto?
E’ chiaro, usando la moneta. L’Italia, però, non può più farlo perché non ha la capacità di svalutare, per esempio, la moneta con l’euro che ha la caratteristica, invece, di mantenere la stabilità dei prezzi come è stato disposto nel trattato di Maastricht. Il nostro paese, la politica monetaria l’ha delegata all’UE, o meglio l’ha delegata alla BCE, ovvero ad un sistema bancario privato. Lo Stato in conclusione, si è spogliato della politica , usa male la politica fiscale e alla fine non usa nemmeno la politica economica che era quella della prima Repubblica, più precisamente ante guerra come l’Istituto Ricostruzione Italia - IRI - Un istituto pubblico che aveva acquisito società come Motta, Alemagna, Cirio, Bertoldi, De Rica e come lo Stato si preoccupava di intervenire sull’economia, prendendo aziende che erano malate o in via di fallimento acquisendole facendo in modo che quelle aziende diventassero una ricchezza per il paese. 
Dove si è sbagliato, nel privatizzarle, nel rivenderle queste aziende? Comunque sia il giudizio lo Stato ci ha perso. Una volta quando le ha comprate, diventando patrimonio pubblico, facendo in modo che il privato portasse via gli utili, lasciando al pubblico le perdite. Poi quando le ha rivendute di nuovo al privato le ha messe al saldo di fine stagione.

Dobbiamo smetterla di seguire queste patologie croniche del ceto ricco, del ceto finanziario, del ceto bancario rispetto alla massa della popolazione che diventerà sempre più povera. Queste elite hanno un solo modo di agire, cercando di farci il lavaggio del cervello, facendoci capire che voi anche potrete diventare ricchi, ma alla fine solo uno diventa ricco. Quindi smettiamo di credere alla grande menzogna che ci viene raccontata. Il mezzo è, non solo la sottomissione nostra ma anche il principio educativo che è sbagliato. L’elite che cosa riescono a fare, privatizzano gli utili e ridistribuiscono le perdite alla collettività, cioè creano delle aziende poi vanno male rifilandole allo Stato in termini di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. 

C’è da fare l’esatto opposto, sia della politica governativa sia delle ideologie del libero mercato, dobbiamo pubblicizzare gli utili distribuendoli alla popolazione tramite l’intervento dello Stato nell’economia; privatizzando le perdite sanzionando tutti i cittadini, tutti i rappresentanti del popolo che sbagliano. L’esatto contrario alle politiche ed alle ideologie di questo momento.

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