giovedì 18 giugno 2015

Brexit e Grexit (rivelazioni)



Brexit e Grexit: due neologismi che descrivono l’incertezza che sta turbando il “Vecchio Continente”. Se i rumors sull'uscita dall'unione del Regno Unito e Grecia dovessero essere confermati, muterebbero inesorabilmente gli equilibri tra i Paesi membri.

La questione inglese è tornata alla ribalta dopo le ultime elezioni, che hanno confermato il premier conservatore Cameron, grazie anche ad una campagna incentrata sulla revisione del ruolo britannico in Europa; entro il 2017 un referendum popolare deciderà sulla permanenza nell'UE.

Intense le trattative tra Londra e Bruxelles, il Regno Unito chiede maggior coinvolgimento nella politica estera europea, ma il nodo origine del malcontento nella classe media inglese è la libertà di circolazione di cittadini europei. In molti scelgono come nuova Patria il Regno Unito, usufruendo dei sussidi sociali pagati dai sudditi britannici. In sostanza Cameron rivendica per il suo Paese autonomia decisionale e gestionale.

Berlino e Parigi non sembrano disposti a scendere a patti, (l’Italia?) per evitare un susseguirsi di pretese che, se respinte, potrebbero creare gravi incidenti diplomatici.
Per la Grecia la questione assume toni diversi: non si tratta di prestigio, ma di sopravvivenza.
L’uscita greca dall'eurozona è ora auspicata dal fronte interno al partito del premier Tsipras che non vuole cedere alle dure linee di pagamento imposte dall'UE per saldare i debiti contratti con gli altri Paesi e con il Fondo Monetario internazionale (FMI).
Se si rispetteranno le scadenze c’è il rischio di oltrepassare la “linea rossa” oltre la quale non saranno garantiti stipendi e ammortizzatori sociali.


Ancora austerità e sacrifici, per una popolazione già stremata.
Se la Grecia fosse abbandonata a se stessa, il quesito è: chi è il prossimo?
Intanto la trance di pagamento prevista per il 15 luglio sembra a rischio.

La gabbia
Per uno Stato membro è possibile uscire dall'Unione Europea, mentre è più problematica l’uscita dall'Euro. Con l’art. 50 del Trattato di Lisbona si delinea il percorso di uscita di uno Stato membro dall'UE, con l’utilizzo della cosiddetta “procedura di recesso” in tre tappe:
  1. comunicazione al Consiglio europeo
  2. negoziazione tra l’Unione e lo Stato membro
  3. delibera adottata a maggioranza qualificata dal Consiglio approvata dal Parlamento europeo
Per quanto riguarda la possibilità di uscita dall’Euro viene articolata nel seguente modo: per l’art. 140 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) ilo Consiglio europeo “deliberando all'unanimità” degli Stati membri la cui moneta è l’Euro e dello Stato membro in questione, su proposta della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea (BCE), fissa irrevocabilmente il tasso al quale l’Euro subentra alla moneta dello Stato membro in esame e prende le altre misure necessarie per l’Introduzione dell’Euro come moneta unica nello Stato membro interessato, ma se fosse esclusivamente il tasso di cambio dell’Euro un Paese potrebbe andarsene, ma non essere espulso. Per uscire dall’ Euro, tuttavia, si deve uscire prima dall'Unione Economica e Monetaria (UEM) e, dunque, dalla zona Euro. Per recedere dall’UEM è necessario recedere dall'Unione, come abbiamo visto per l’art. 50 TUE.


Rivelazioni parte 1





Rivelazioni 2 parte






Per approfondire 2 video di Claudio Messora, che ringraziamo.

Il funzionario oscuro che fece paura a Kohl"




Come ci hanno deindustrializzato