domenica 21 ottobre 2012

Usa e getta



E’ chiaro che il nostro paese è particolarmente a rischio sul consumo del suolo, specialmente sul consumo del suolo agricolo che viene cementificato. Si pensi che ogni giorno si parla di un consumo pari a 100.000 ettari di terreno agricolo. Una cifra molto grande, ma potrebbe esserci un inversione di tendenza, perché c’è un provvedimento legislativo, un disegno di legge che però ha bisogno di un lungo iter parlamentare per essere approvato, che mira proprio a contrastare questo depauperamento del territorio italiano con questa continua cementificazione. Non esiste soltanto il problema di costruzione di case per abitazione, ma anche la costruzione di capannoni industriali, non c’è comune, non c’è frazione comunale nel nostro paese che non voglia avere la sua zona per edificare. 

Per esempio nelle aeree industriali del Veneto, il 30% dei capannoni è dismesso o invenduto, forse lo resterà per sempre. Tuttavia si continua a costruire su terreno vergine, si progettano grandi opere e nuovi centri commerciali in zone agricole pregiate o addirittura in aree protette. Fortunatamente ci sono comuni sensibili a questo problema distruttivo per la natura, come a Mira in provincia di Venezia, il nuovo sindaco sta cercando di fermare il polo logistico di Togaletto, un immenso parco di container ai bordi della laguna a poca distanza dai moli e dai binari dismessi di porto Marghera.

Dalle notizie che arrivano da Legambiente, il Veneto ha un altissimo tasso di infiltrazione mafiose, ritengono che questa grande cementificazione nasconde attività della malavita organizzata di riciclare denaro sporco. Il record del consumo di suolo spetta alla Lombardia, che ha perso per sempre ¼ dei suoi terreni agricoli. Ogni giorno su questa regione spariscono 15 ettari di suolo, soprattutto si costruiscono opere che spesso non sono giustificate. Sempre secondo Legambiente in Lombardia c’è un progetto per costruire 400 km di nuova rete stradale. Il guaio è che costruire su terreno vergine offre grandi vantaggi economici, rispetto alle ristrutturazioni ed alle bonifiche. In altri paesi europei si usa il criterio che se un costruttore consuma terreni agricoli o suoli naturali ha dei costi molto elevati, in termini di tasse aggiuntive che vengono poi usate per finalità di carattere ambientale. Mentre bisognerebbe recuperare dei suoli dismessi, sotto utilizzati o abbandonati all’interno della città. Certo, quando sentiamo parlare di tasse aggiuntive si potrebbe fare una cosa simile nel nostro paese? 

Più che altro si dovrebbe tener conto, quando si parla di costi economici, di tutto il ciclo. Immaginare che un terreno agricolo possa dar luogo ad un vantaggio economico se viene preso, maciullato e trasformato in cemento e asfalto, che questo convenga di più della trasformazione di un territorio degradato e abbandonato e che questa operazione sia possibile è un’assurdità. L’assurdità si regge sul fatto che i costi, non solo di degrado ambientale, ma di tenuta del terreno e quindi aumento delle frane, di alluvioni e di pericoli di dissesto idrogeologico da una parte, dall’altra la diminuzione dell’appeal del sistema paese Italia. Questi due elementi che sono robustamente economici, non vengono calcolati, considerando il suolo usa e getta. Se si calcolasse questi due elementi si potrebbero mettere le risorse dello stato in questo settore del recupero del territorio. Non ci vorrebbero tanti soldi, se pensiamo che in 10 anni per incentivare il fotovoltaico lo stato ha elergito 10 miliardi di € di finanziamenti. 

Con 10 miliardi si potrebbero recuperare moltissimi quartieri degradati in moltissime città e paesi italiani. Ci vogliono risorse pubbliche, su questo non ci sono dubbi, tener bello il paese non è un fatto privato e di interesse individuale. E’ anche vero però, che se da un lato l’ambiente Italia costa, dall’altra si risparmia, perché oggi se pensiamo che c’è solo un costo, è difficile ottenere un risultato, ma se pensiamo che si risparmia centinaia di miliardi di € di danni idrogeologici che sono nel bilancio dello stato, forse c’è anche una convenienza. 

Una scelta del governo e del parlamento, perché il senso del bene comune in questo paese è scarsissimo e molto basso. 


Marcel Proust ......"un paese barbaro non è quello che non ha mai conosciuto le bellezze dell'Arte ma è quello che, disseminato di arte, non le tutela." 



Negli ultimi 40 anni la cementificazione si è mangiata più di ¼ del nostro terreno agricolo. Per capire meglio, è come se avessimo cementificato tutta la Lombardia, la Liguria e l’Emilia Romagna messe insieme. Oltre alla tutela del paesaggio, il problema della cementificazione riguarda anche la nostra sopravvivenza. Ad oggi importiamo, dati del ministero dell’agricoltura, il 20% del cibo necessario al nostro fabbisogno, come cereali, carne, latte e perfino olio di oliva. Se il disegno di legge del governo nominato salva campi (corriere della sera) salva campi (corriere del mezzogiorno) fosse approvato, per la prima volta nella nostra storia ogni 10 anni verrà determinata l’estensione massima di superficie agricola edificabile, privileggiando la ristrutturazione degli edifici già esistenti. Negli ultimi anni i comuni hanno rilasciato licenze edilizie pari al 3,8 miliardi di metri cubi, di cui l’80% per nuovi edifici, il tutto per fare cassa, in quanto gli oneri di urbanizzazione venivano utilizzati per le spese correnti Non sarebbe più possibile questa pratica se il disegno venisse approvato. Sarà, inoltre, vietato il cambiamento di destinazione d’uso per almeno 5 anni, nei terreni che hanno ottenuto contributo pubblici. 

Perdiamo ogni anno più di 100.000 ettari di superficie agricole, 70.000 ettari vengono ricolonizzate dal bosco, mentre per 8.000 ettari vengono invece convertite in aree urbane, causando una perdita della produzione agricola sostanziale. 

Se le forze politiche ed il nostro governo capisse questi dati e che tutte le nostre città si trovano in deficit per motivi urbanistici di abusivismo, che poi la collettività si carica dell’onere di portare i nostri servizi dal trasporto, alla luce, all’acqua ed al gas in aree lontanissime. In un momento di crisi, credo che questo provvedimento del governo non dovrebbe essere un disegno di legge, ma un decreto legge. Il disegno di legge corre un grossissimo rischio che non venga approvato per motivi di tempo, in quanto siamo quasi alla fine della legislatura. C’è bisogno di ragionare in altri termini, bisogna ricollocare l’economia, oggi spendiamo in sussidi ai fossili 5 volte di più di quello che diamo per l’energia rinnovabili. Se i soldi che buttiamo per sostenere un economia cattiva li riconvertissimo, anche solo in parte, per sostenere l’economia buona. Si pensi alla Sardegna che stanno riconvertendo un polo industriale dell’ENI che la Novamont S.p.A.sta facendo per creare un grande polo di chimica verde, di cui esiste già un altro in Umbria. 

Un progetto di chimica verde che sta camminando con le sue gambe, dando occupazione e profitti, non possiamo soltanto sostenere cose che alla lunga perdono a danno della collettività. Basta con questa sciagurata legge che fa utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, proprio in un momento di crisi dei comuni, che è stata la molla che ha scatenato la cementificazione dell’Italia nata nel 1998, abrogano questa legge. I comuni sono preoccupati giustamente, perché deve finire questo gioco di valorizzare i terreni agricoli per fare cassa ed indebitarsi di portare i servizi, basta con questo massacro del territorio, abbiamo costruito fin troppo rispetto alla nostra popolazione, quindi dovremmo solo ristrutturare, proteggendo anche le nostre case con una sano progetto per difenderle dai terremoti.

Di Serenella Fabiani
Sarei felice di non vedere più quello scempio che i nostri occhi sono costretti a subire ogni qual volta passiamo sulla strada che dalla Piccola Svizzera ci porta a Verrecchie: un ECO MOSTRO in cemento armato che é l'emblema della Stupidità dell'uomo che non curante degli altri violenta, deturpa l'ambiente, quella Natura che appartiene a tutti noi . Non permettiamo più che ciò che è accaduto si ripeta.
Mi rivolgo soprattutto ai ragazzi che iniziano ora a capire quanti adulti hanno dato il PEGGIO del loro comportamento a grande discapito della nostra collettività , in questi anni abbiamo troppo spesso assistito a tanti Disastri.
Sono sicura che tutto ciò cambierà con le nuove generazioni che credono ad un mondo migliore solo perchè lo VOGLIONO.


Ci rivolgiamo ai nostri connazionali all'estero perchè la nostra bell' Italia sta "soffrendo" del male dell'indifferenza di molti, ma soprattutto delle istituzioni. Oggi ci troviamo con un paesaggio nazionale gravemente e, forse in alcune zone irrimediabilmente distrutto:Abbiamo un patrimonio storico, artistico,monumentale molto spesso in grave abbandono.Dobbiamo mobilitarci tutti insieme e tirare fuori il nostro amore ed il nostro orgoglio di essere Italiani,un sentimento che è ancora vivo in molti di noi ;; battiamoci con tutte le forze creando movimenti di sensibilizzazione per la Tutela di questo grande Patrimonio che appartiene a tutta l'umanità. Ci siamo affidati al FAI (Fondo Ambiente Italiano) che ci sta dando una mano poiché abbiamo segnalato uno scempio in cemento armato tra i monti della Marsica in Abruzzo.Questa struttura indecorosa è stata costruita tantissimi anni or sono e fortunatamente requisita dallo stato per attività illecite del costruttore. Chiediamo che venga demolita per ridonare al Paesaggio quel decoro che , amministratori senza scrupoli e palazzinari avidi solo di danaro hanno saccheggiato e avvilito. Chiediamo anche a voi di segnalare il Luogo del Cuore : Piccola Svizzera - zona Valle Fucero -Tagliacozzo
provincia dell'Aquila. Ringraziandovi per la vostra attenzione tanti cari saluti dall'ITALIA

Diamo un aiuto agli amici abruzzesi, collegandovi con il link. Non costa nulla solo la registrazione al FAI (Fondo Ambiente Italia) Grazie a Tutti.
http://www.iluoghidelcuore.it/abbattiamo-eco-mostro-in-cemento-armato-in-localita-valle-fucero-piccola-svizzera-tra-i-boschi-della-marsica-salviamo-l-ambiente



 

martedì 16 ottobre 2012

Disastro


“Sull’evasione fiscale, l’Italia è in stato di guerra” (Tempi)

“La concertazione (con i sindacati) è come un dentifricio. Se non si mette il coperchio, scorre tutto”

“Con Berlusconi oggi lo spread sarebbe a 1200”

“E’ necessario che i governi educhino e siano autonomi dal Parlamento”

“Il campionato di calcio dovrebbe essere sospeso per due o tre anni”

“I giovani devono abituarsi a cambiare lavoro. Fare sempre lo stesso lavoro è noioso”

1) La crisi la pagheranno soprattutto i cittadini più deboli perché hanno poco ma sono in tanti. 

2) Il posto fisso è monotono, i giovani devono abituarsi alle sfide. 

3) Lo stato non ha la disponibilità economica per sostenere tutti gli invalidi, loro devono collaborare come gli altri cittadini. 

4) Non c’è crisi fin quando i negozi sono aperti. 

5) In Italia non stiamo cosi male, in Grecia ci sono stati 1725 suicidi, in Italia soltanto 364 suicidi.

Ci sono stati a Madrid, come ad Atene, come in Serbia che hanno scatenato delle reazioni che noi abbiamo già inghiottito. Pensiamo all’IVA, sui consumi lì hanno protestato e in Italia non è successo nulla. Non parliamo più dell’IMU, una tassa sulla casa che oramai sta lì e nessuno dice che si toglierà, un popolo di una pazienza enorme. E’ evidente che nel nostro paese esiste un organizzazione sociale che ancora tiene.Tuttavia c’è un altra verità da raccontare, se si assiste alle sedute della camera e del senato tramite i loro siti, si vede una distanza enorme, non si rendono conto di quello che c’è intorno. Poi arriva il professorone e dice: “per il bene dell’Italia bisogna approvare la spendig review”. Un massacro sociale e non succede nulla, la politica ha smesso, tramite i suoi rappresentanti, di interessarsi della cosa pubblica, dei problemi dei cittadini. Un paese che si avvita su una discussione infinita sulla legge elettorale, perché hanno il problema come rientrano in parlamento e come tenere fuori quelli che non ci stanno, dimenticando i problemi sociali.


 

Questa è la realtà del paese Italia. Sono indignato, perché i problemi sociali di un paese, un parlamentare li deve vivere ogni giorno, ogni giorno deve ricevere persone che lo hanno votato. Invece abbiamo un governo che non lo ha votato nessuno, un governo che ha commissariato la democrazia di questo paese, un governo che non è interlecutore di nessun cittadino, questa è la drammatica realtà. E le organizzazioni sindacali? Non hanno fatto un minuto di sciopero a fronte di quello che ogni singolo cittadino sta subendo da questo governo. E’ bene ricordare che nel 2006, solo per aver accennato ad una discussione di un nuovo statuto dei lavoratori, proposto dal governo Berlusconi, i sindacati portarono in piazza 2 milioni di persone, oggi? A novembre dell’anno scorso con lo spread sopra i 500 punti, la colpa era del governo, adesso è colpa di chi critica il governo. Il governo ed alle forze politiche che lo appoggiano, sono sicuri che questa avventura che ci lega all’Europa deve durare per l’eternità? Perché prima del 2000, che guadagnava 2.000.000 di £, stava bene, oggi con 1.000 € fa la fame. L’Italia ha bisogno di ritornare a stampare la nostra moneta, l’Italia ha bisogno di rimettere soldi nelle tasche della gente, questo fino a che l’Europa non diventi uno stato, la moneta rimarrà solo un affare delle banche. La moneta deve essere espressione dello stato, non lo stato espressione della moneta, altrimenti cambia la classifica le banche diventano padrone della nostra vita, dicendoci, come hanno fatto con i greci, con gli spagnoli, rientrate dal debito. Perché dovremmo fare questa operazione, mettendo a repentaglio la nostra vita sociale, chi sono loro per decidere il futuro del popolo italiano, greco e spagnolo. Questa demogogia perpetua che si sente ogni giorno, perfino dal nostro presidente della repubblica, che l’Europa ce lo dice. L’Europa siamo noi cittadini, ed ogni cittadino ha il diritto di manifestare la sua indignazione, e loro se ne devono andare, perché questa Europa che non va avanti da nessuna parte, deve tener presente che ogni popolo ha il diritto di partecipare alla costruzione di un nuovo stato come protagonista e non subendo le ingerenze di qualche tecnocrate di turno. Ma questo governo tecnico è stato nominato, chissà da chi, nominato per eliminare lo spreco. Spreco?, e che vuol dire spreco, se una siringa nella regione Lazio costa due euro e nella regione Lombardia un euro, è evidente che ci sia uno spreco, ma non è che questa storia della siringa c’e la prendiamo con l’infermiere che fa la puntura. Questo è il tema, quando si dice che debbo licenziare il 10% dei dipendenti pubblici, stiamo parlando di 400.000 persone. Questo vuol dire mandare sul lastrico centinaia di famiglie. Si deve cambiare registro, la sovranità, la moneta, la democrazia, la politica sociale chi decide su queste questioni, fin ora hanno deciso le banche e questo mostro chiamato Europa, questo mostro chiamato BCE (banca ad esclusivo interesse dei privati). Quando si dice che alcune politiche, alcune misure del governo stanno affossando il paese, producendo disoccupazione con la conseguenza dell’abbassamento del PIL, è inutile che raccontano che bisogna lavorare di più. Sarà molto difficile fare una redistribuzione con questo sistema liberista, con il quale lo Stato deve mettersi in mano ai mercati. Abbiamo questo problema strutturale dal 1981, grazie al divorzio tra Ministero del tesoro e banca d'Italia. Una ideologia liberista che ha FALLITO. 

Monti si compiace di non avere nessuna opposizione 
(di Cludio Messora) 

Parlando in un nuovo stabilmento della Barilla, oggi Monti si è compiaciuto della grande prova di coesione che l'Italia, unica nel panorama degli stati in crisi del sud Europa, sta dando.

In particolare, si è compiaciuto di come tre grandi forze politiche, in passato dedite alla distruzione reciproca, oggi si dimostrino invece collaborative. Fino al punto da essere totalmente allineate, schiacciate sulla linea del Governo, aggiungo io. E' un punto di vista. Tuttavia, chi ha responsabilità di governo non dovrebbe ignorare che l'opposizione è un elemento costitutivo della democrazia. In assenza della quale, la democrazia stessa decade e si passa a regimi di natura differente. Oggi i partiti sono sostanzialmente aboliti, non essendovi differenza alcuna tra loro, né tra loro e l'indirizzo del Governo. L'ultima volta che furono aboliti, eravamo alla fine degli anni '20, e il presidente del Consiglio era un tipo piuttosto autoritario.


Monti incrocia poi le dita, constatando come, a differenza di Grecia, Spagna e Francia, gli italiani stiano dando prova di responsabilità. Fuori di metafora: si compiace dell'assenza di qualsiasi forma significativa di protesta di piazza. E aggiunge che l'Europa guarda con soddisfazione alla nostra prova di maturità. Forse anche con qualche respiro di sollievo, aggiungo sempre io.


Un paese ormai pacificato, dunque. Sia dal punto di vista politico che sociale. Suggerisco di rottamare il Parlamento e di eleggere due nuove camere di rappresentanza: una con sede alla Bocconi, una in piazza Affari. I nuovi "lords" saranno le società quotate in borsa, e le elezioni si terranno sui mercati, con semplici operazioni di compravendita titoli. Un meccanismo di vera rappresentanza diretta, senza intermediazioni.


Non sarebbe tutto più chiaro? Monti ci pensi. Basta tirare qualche riga aggiuntiva sulla Costituzione.




mercoledì 10 ottobre 2012

06/04/2009 3:32 - L'Aquila -





Se oggi riconosciamo, affermiamo che non abbiamo mezzi per predire un evento catastrofico, alla stessa maniera dobbiamo dire che non abbiamo mezzi per dire che l’evento non avverrà. C’è da sorprendesi alle affermazioni rassicuranti che tutti i media hanno dato agli abitanti dell’Aquila, a distanza di 3 anni, che invece sono state offerte alla popolazione. Il primo confronto che mi salta alla mente è la professione dell’oncologo. L’oncologo ogni volta che deve parlare con il paziente e con il parente, deve dire loro che il rischio di mortalità per l’intervento di un carcinoma, è presente e quantificato. Non è creare allarme, ma fare consenso informato, come la legge obbliga l’oncologo di rispettare. Io credo che se qualcuno avrebbe detto agli aquilani, non vi allarmate perché non c’è un allarme immediato che si possa quantificare, però sarebbe bene che prendiate alcuni semplici accorgimenti: una semplice torcia elettrica vicino al comodino, in caso di mancanza di corrente; mettere una coperta in macchina; tenere la macchina fuori dal garage; chiudere la porta di casa mantenendo la chiave sulla serratura in modo da agevolare l’apertura della porta stessa; tenere il cellulare sempre vicino a voi. Cose semplici, banali ma quante storie si sono sentite di persone che non si sono salvate per un questi semplici raccomandazioni. Invece hanno considerato la gente come bambini indifesi e tutelati, non sapendo che la popolazione apprezza di più un rischio informato, piuttosto di non essere stata informata sufficientemente per prepararsi al peggio. Sono trascorsi solo tre anni e c’è una sorta di silenzio assordante. Silenzio di rassegnazione e di impotenza, un silenzio che nasconde una indignazione inespressa, un dolore che non trova più voce, un dramma ancora aperto, per chiunque veda la città dell’Aquila chiusa, sequestrata, con l’erba che cresce sulle macerie. 
Oggi si parla di moralità, di disonestà, di ruberie dei nostri amministratori, ed è per questo che ci sentiamo il diritto di allarmarci che cosa potrà succedere alla città dell’Aquila, pensando che territorio fertile può essere per accaparramenti di ogni tipo. Una mortificazione per ogni cittadino italiano, pensare che cosa potrà essere L’Aquila in questi 20/30 anni per la ricostruzione, si è in preda a forti brividi. I cittadini aquilani non meritano questo trattamento, come i cittadini dell’emilia, che fino a questo momento nutrivano delle speranze. Una città ferma con qualche piccola ricostruzione, con qualche piccolo movimento e tanti scarica barile di responsabilità fra enti, governatori e i cittadini si sentono sballottati dalla loro fiducia, dalla loro aspettativa e che giorno dopo giorno si sgretolano come quella notte buia e tempestosa. Dobbiamo sviluppare un enorme quantitativo di anticorpi che sconfigga questa immoralità dilagante, questo appiattimento del senso comune, condannando e non trovando sempre una giustificazione. 

Anticorpi che stanno sviluppando i cittadini dell’Aquila anno dopo anno., anche attraverso testimonianze che riportano indietro a quella tremenda notte, le paure, le ansie, le emozioni, le attese, la collera e la speranza.



      Narrazione collettiva di Patrizia Tocci 
(libro in uscita nella metà di novembre 2012) 
SABATO,06 OTTOBRE 2012-IL CENTRO- L'Aquila
Voci, dolore ed emozioni Le prime ore dopo il sisma
La scrittrice Patrizia Tocci ha raccolto in un libro oltre 50 testimonianze Il volume è stato presentato nell’ambito della manifestazione «Volta la carta di Fabio Iuliano L’AQUILA Voci ed emozioni delle prime 12 ore del 6 aprile 2009: dalle 3.32 alle 15.32 nel tentativo di costruire una narrazione collettiva di una delle pagine più difficili della storia dell’Aquila. Patrizia Tocci, docente e scrittrice, ha raccolto 54 testimonianze di quella notte per farne un libro “I gigli della memoria”. Un progetto editoriale, che porta la firma di Solfanelli, presentato in anteprima nell’arco della giornata del festival “Volta la carta”. Al centro del nucleo narrativo c’è il giglio, simbolo di una parte della città che non c’è più, simbolo delle 309 vittime del sisma, ma anche di una memoria collettiva di una città cerca di una nuova identità. «Le case dell’Aquila hanno ancora bellissimi gigli in ferro battuto» ricorda la scrittrice «fanno capolino dai muri delle nostre case diroccate; erano la parte terminale delle catene che tenevano inchiodati all’interno i muri maestri, perché la nostra è sempre stata una terra ballerina». Di fatto, come la stessa Tocci ha scritto più volte «la parte terminale della catena veniva arricchita con questi fiori in ferro battuto; ogni giglio è diverso dall’altro, più o meno sontuoso, più o meno stilizzato. Sono ancora lì a ricordarci che chi non ha memoria non ha futuro». All’unisono il commento dell’editore teatino Marco Solfanelli. «Esistono tante cronache dei terremoti passati», ha detto, «a partire da quello di Avezzano del 1915. Gli archivi sono pieni di cronache, diari della ricostruzione, ma poche sono le emozioni che escono fuori da quelle carte. Questo libro, invece», aggiunge, «rappresenta un tentativo per raccogliere i ricordi diretti e le emozioni di cittadini che hanno vissuto e continuano a provare sulla pelle la drammatica esperienza del sisma». Dalle storie che si intrecciano emergono i frammenti di quella notte. Una specie di mosaico di cui fa parte anche il tassello di Francesca Luzi, dell’associazione «L’Aquila Volta la carta». È lei stessa a parlare di “puzzle” che si compone formando l’immagine di un giglio. Il libro si divide in due sezioni, partendo dai cinquantaquattro racconti. Testimonianze più o meno note organizzate in spunti tematici (numeri, liste, a piedi nudi, “qui è ancora notte”, l’esodo, voci e “intrusi”). Poi spazio ai Gigli della memoria della Tocci e, infine, alla post-fazione di Paolo Rumiz: «Le vestali della città del silenzio». Anche quest’anno, il programma della manifestazione Volta la carta propone una serie di appuntamenti editoriali di riflessione sul sisma, tra questi la presentazione del libro «Il gran tremore. Rappresentazione letteraria dei terremoti». Un lavoro di Raffaele Morabito, professore di Letteratura italiana all’Università dell’Aquila.

                                       

La città per “rinascere” ha bisogno di scelte innovative e coraggiose, le vite oggi vaganti hanno bisogno di ritrovarsi e tornare ad essere presto una comunità, anche con l’aiuto della scuola.