L’Italia è stata retrocessa in serie B. Negli anni '90 noi eravamo una potenza mondiale, anzi addirittura una delle otto potenze mondiali e avevamo un rating di tripla A, passo dopo passo gradino dopo gradino alla fine siamo scesi addirittura alla serie B. Ossia, le agenzie di rating oggi ci hanno dato la BBB+ che sono soltanto tre gradini sopra la spazzatura. Non c’è di essere soddisfatti della situazione, dobbiamo preoccuparci perché tutte le politiche si sono dimostrate fallimentari. I governi che si sono succeduti non hanno fatto altro che aggravare questo stato di dissesto, nonostante
Monti cerca di difendere le sue politiche governative dicendo che l’azione del governo è stata positiva, facendo una corsa contro il tempo, però alla fine noi siamo stati degradanti. Passo dopo passo corriamo il rischio adesso di essere nel gruppo del campionato mondiale, addirittura nella categoria dei dilettanti.
Infatti la politica si è già attrezzata a questa nuova situazione ed effettivamente di dilettanti allo sbaraglio stiamo parlando. Sono ormai vent'anni che i dilettanti in questo paese imperano e i professionisti stanno in panchina. Questi dilettanti che nel lontano ‘94, se vi ricordate, quando Forza Italia e Lega Nord riuscirono a vincere e ad essere la prima coalizione dl paese sono diventati ministri, sottosegretari, presidenti della Camera dei Deputati, non sapevano neanche dove mettere le mani. Oggi l’Italia ha una nuova formazione politica di altri dilettanti allo sbaraglio.
Non c’è nessuna voglia di dare addosso al M5S, che ansi è fatto di persone sicuramente per bene, il problema è un altro, che la soluzione del nostro tormento non viene attraverso questo movimento. Tanto è vero che il loro manifesto politico è il presupposto di ogni democrazia seria di questo pianeta, basti pensare alla Danimarca, alla Norvegia, alla Finlandia ed alla Svezia, nel senso che la politica è una funzione, che gli uomini che si occupano di politica sono soltanto lì per manifestare una funzione in maniera transitoria e temporanea per poi riprendere la loro attività quotidiane.
Tuttavia questo non può esser l'obiettivo di un movimento politico, è il presupposto della democrazia, è il presupposto che ci hanno insegnato perfino i nostri padri costituenti. E' chiaro che questo paese è diventato una repubblica delle banane e queste cose è ovvio, purtroppo devono essere riproposte e diventare oggetto dell'attività politica quotidiana dei partiti e dei movimenti, ma è ancora insufficiente. Il nostro problema è talmente rilevante che sfortunatamente la strada, che stiamo percorrendo, sembra disegnata come quella della Grecia, come del default della Grecia.
Se i negozi chiudono, gli esercizi commerciali non riesco ad aprire, i giovani non riesco a trovare lavoro, le fabbriche alla fine diventano un deserto industriale di questo paese, la situazione è estremamente complessa, ed avere un po' di giovani sicuramente bravi, sicuramente per bene non risolve il problema, abbiamo bisogno, purtroppo, di fuoriclasse della politica, abbiamo bisogno in questo momento di campioni, perché il rischio di adeguarci al sistema dilettantistico e trovare adesso persone che vanno a scendere in campo, dei dilettanti allo sbaraglio, non può che amplificare il problema.
L’Italia ha bisogno di una classe dirigente degna di questo nome, non necessariamente le scuole di partito come esistevano fino a 30/40 anni fa, però qualcosa che si avvicini a obiettivi di più importante, più autorevole, di persone con capacità che abbiano le competenze che sappiamo dove mettere le mani per risolvere il problema. Il paese deve occuparsi di cose serie. Bersani ha sostenuto dopo questa degradazione a serie B, che forse le politiche sono fallimentari, che forse l'austerity disegnato dalla Germania e dalla Merkel, forse non funziona. Allora, Bersani, perché non l'ha detto durante l'anno del governo Monti, perché non l'ha detto in campagna elettorale.
Ogni volta qualcuno si ravvede degli errori che fa, da un lato abbiamo Berlusconi che pensa e propri interessi e Bersani che è in balia di se stesso, dall'altro abbiamo una serie di dilettanti allo sbaraglio. Io non voglio essere qualunquista, non voglio essere neanche disfattista per andare ha disegnare il deserto dei tartari per dire che non c'è speranza. La speranza c'è, la speranza l'abbiamo, le soluzioni esistono. Io non dico usciamo dall'Euro, io non dico sospendiamo l'Europa che è un grande miraggio, è una grande speranza per tutte le popolazioni di questo continente, però se la politica che è stata portata dagli euro burocrati completamente fallimentare, se l'Italia da ottavo paese più industrializzato del mondo si ritrova ad essere sorpassato da paesi come la Turchia, l'Indonesia, il Brasile c'è qualcosa che non va.
Vuol dire che la politica disegnata dal sistema europeo non è sicuramente buona, non è sicuramente legittima. Ora facciamo delle ipotesi, come si esce da questa situazione, perché le soluzioni come accennato esistono: cominciamo con nazionalizzare le banche. Nazionalizzando le banche, l’Italia comincia ad avere 40% di debito pubblico che viene compensato perché sono proprietà loro di Monte dei Paschi, Intesa San Paolo e Unicredit. Soltanto con un decreto di nazionalizzazione queste tre banche il 40% del debito pubblico non lo avremo più, perché ritorna di nuovo di proprietà dello Stato,
Nel frattempo però le banche, siccome sono di proprietà pubblica, comincerebbero ad erogare credito nei confronti dei cittadini, potrebbero dare credito alle imprese, potrebbero rimettere in piedi il sistema economico. In realtà due strade si profilano all'orizzonte; o restiamo in un sistema di libero mercato e dobbiamo accettare tutte le conseguenze anche quelle patologiche, quelle che a noi danno fastidio, come ad esempio quello di considerare soltanto il denaro come valore fine a se stesso, e allora dobbiamo giocare al tavolo dei più ricchi dei più potenti mettendoci all'altezza del sistema neo liberale.
Ciò significa liberalizzare tutto, significa non liberalizzare soltanto i taxi o le farmacie, ma dobbiamo liberalizzare la politica, liberalizzare la casta dei notai, liberalizzare la casta delle banche e delle assicurazioni, cioè chiunque può dare credito, chiunque può assicurare altri, quindi dobbiamo eliminare tutte le caste, non soltanto gli avvocati, i commercialisti e gli architetti, ma completamente tutto, e accettare la depravazione della regola del libero mercato, se vogliamo che il prodotto interno lordo cresca e che questo sia l'unico parametro sicuro, certo ed efficiente del sistema.
L'altra soluzione è quello di non accettare che il libero mercato sia l'unica soluzione di questo mondo. Basta fare la politica che ha fatto Chàvez in Venezuela, basta procedere alle nazionalizzazioni delle banche, basta che il prodotto interno lordo di quel sistema cresca e non del sistema europeo. Anche, quindi, di un'Italia svincolata, per il momento, da un sistema europeo. Magari non dicendo di chiudere le frontiere, magari non uscendo completamente dall’Euro, ma anche dando una moneta in circolazione di secondo livello.
Una moneta più debole che sia di interscambio privato all'interno di questo sistema. Di tutto questo nessuno discute, nessuno ha il desiderio di confrontarsi, di fare un dibattito nel paese, perché in questo momento la cosa più importante è: Renzi io vado a fare il leader, Bersani io voglio andare a fare il leader, Grillo io devo prendere 100% dei consensi, Berlusconi io devo aggiustare le cose mie perché sono già leader, sono già potente e ricco.
Il panorama è completo di questa situazione. Certo non stiamo male, stiamo molto peggio di quello che ci viene rappresentato, molto peggio di quello che può sembrare dal circo mediatico che ci è stato congegnato in questi giorni e la situazione non potrà che peggiorare.
Dopo la tripla B a questo punto non rimane che ulteriori due passaggi, dopo di che diventeremo spazzatura, spazzatura per il mercato libero del sistema economico mondiale, spazzatura dal punto di vista sociale che la recessione economica implicherà necessariamente la recessione sociale, il conflitto sociale e a quel punto qualsiasi salvatore della patria come già avvenuto in momenti di economia di mercato splendente come prima Berlusconi e poi Grillo si affacceranno all'orizzonte a suonare i loro pifferi magici e le folle seguiranno. La storia ci ha insegnato che molte volte questi movimenti populisti si sono trasformati in movimenti reazionari, con la forza hanno garantito sempre i più ricchi e i più potenti. Rinnovare, cambiare, cambiano loro stessi per non far cambiare nulla. Siamo noi popolo che dobbiamo far cambiare le cose ed è per questo che il grido di allarme e di aiuto, nella quale è necessario cambiare le cose, inventando nuove politiche sociali a cominciare dalla Costituzione Italiana.