giovedì 10 settembre 2015

Leaderismo



“Il leaderismo contiene un ambiguità di fondo nei confronti della democrazia: si pone come difensore della restituzione ai cittadini dello scettro della politica contro i traditori che se ne sono impossessati, ma nello stesso tempo scivola verso forme di leadership, carismatica che sono la negazione della democrazia.” Pirgiorgio Corbetta - giornalista -



Oggi la politica è in una crisi profonda, le ideologie sono morte, il loro posto lo hanno preso il leaderismo, la comunicazione ed il marketing. E' sufficiente la lettura dell’esposizione mediatica del funerale di Casamonica, dove il suo punto più alto lo ha raggiunto nella trasmissione televisiva su RAI1, “Porta a Porta. 

In qualche modo siamo tutti costretti, compreso il presidente la repubblica, ad operare in una 

sorta di terra di nessuno con il rischio che una normale crisi politica possa sfociare in una catastrofe. Non c'è nulla di più inquietante di un liberismo senza contrappesi e senza regole certe. In nessun caso comunque il capo del governo può tenere saldamente nelle sue mani due poteri: quello esecutivo e quello legislativo, i quali devono essere distinti e separati.

Si torna quindi a dover fare i conti con l’aberrante novità, tutta italiana, di un parlamento assunto e quindi agli ordini dei proprietari dei singoli partiti, che diventano dei veri e propri datori di lavoro dei deputati e senatori. Insomma un pasticcio di un sistema elettorale che non rispecchia la volontà dei cittadini e che con l’Italicum, la nuova legge elettorale produrrà un cataclisma di rappresentanza. 

Un congegno in atto per impoverire la democrazia, espellendo al parlamento tutte quelle espressioni politiche e culturali che davano comunque voce alle diverse istanze provenienti dalla società, impedendo ad una fetta significativa dell'elettorato italiano di poter avere una propria rappresentanza istituzionale.

I grandi mutamenti politici e istituzionali, che hanno sconvolto l'Italia a partire dagli anni Novanta, non hanno ancora trovato un inquadramento analitico soddisfacente. Abbondano metafore alquanto ingannevoli che parlano di seconda e addirittura di terza repubblica, ma si tratta solo di formule ad effetto che non aiutano a comprendere i processi reali. 


Una riflessione d'insieme per interpretare i nuovi paradigmi costituzionali e per scandagliare i soggetti sociali ed economici emergenti che ridisegnano la mappa dei nuovi poteri. Il quadro che emerge dalla ricognizione del caso italiano dopo il collasso dei partiti storici, descrive un lento crepuscolo del politico dinanzi al rilievo preponderante assunto da denaro e media. Il rischio incombente è che la crisi della rappresentanza politica e sociale conduca ad una malattia mortale della sfera pubblica dalla quale possa emergere il capo carismatico quale commissario di una repubblica minata dal populismo e dal leaderismo. 

La gravità della crisi italiana rilancia con forza le prospettive di un costituzionalismo democratico quale antidoto alla deriva da tempo in atto delle culture istituzionali.

In sostanza, stiamo da tempo assistendo ad una radicale ristrutturazione degli “spazi politici” e questo pone interrogativi sulla democrazia e sul suo futuro come sistema delle decisioni, del governo e della stessa vita sociale. Interrogativi inquietanti perché sono gli effetti di questi processi a preoccupare per le sorti della democrazia,effetti di un processo di progressiva leaderizzazione della politica. 
È l’evoluzione di una società di massa individualizzata, egoista, atomizzata e spoliticizzata (il dato dell’astensionismo), nella quale si affievoliscono le solidarietà lunghe e in cui è sotto gli occhi di tutti la crisi delle rappresentanze come finora le abbiamo conosciute.

Il discorso della politica si contrae, si spettacolarizza sintonizzandosi sui desideri di un pubblico spettatore. Alla riflessione e all’analisi di un tempo subentrano le tecniche di marketing, di sondaggi e di comunicazione; il respiro della politica si fa poco più che un cinguettio. Tanto è vero che, si dice spesso, per vincere le elezioni la politica deve parlare alla pancia, più che alla testa degli elettori. Ne conseguono una società indebolita, più tentata da reazioni emotive più che dalla fatica del conoscere e pensare, in definitiva una politica istantanea. La progressiva perdita di sovranità degli Stati per effetto della globalizzazione, la rende di fatto disarmata a controllare, a contenere, a governare, le turbolenze prodotte dallo strapotere dell’economia e della finanza.




Leaderismo e personalizzazione nella politica

Dopo la fine dell’epoca delle ideologie ora sembra finire anche l’epoca dei partiti. Fenomeni come la personalizzazione o il leaderismo si affermano sempre più nella politica contemporanea prendendo il posto che era una volta dei partiti di massa. La maggioranza dei partiti sembra debole e male organizzata sul territorio: i partiti di oggi sembrano giganteschi comitati elettorali poco radicati tra le persone, anzi, per meglio dire, molto lontani dalla gente, dal mondo reale.

Nella società contemporanea, società dei consumi, società dell’immagine,società del turbo-capitalismo, ebbene in questa società è oltremodo importante il marketing e la comunicazione e un leader politico fa un uso accurato di entrambe le cose. Il partito assomiglia sempre più ad un brand, ad un prodotto da vendere e da propagandare.

Il leader rappresenta uno strumento formidabile per la raccolta del consenso e per il mantenimento di quest’ultimo. Allo stesso tempo, il leader riesce a risolvere i problemi e le sfide che le comunità e le società propongono? O le sue sono solo parole vuote, slogan, promesse e fantasmagorie varie? Risulta molto evidente che il leader si serve di un linguaggio mediatico vuoto e inconsistente e questo spesso coincide con i risultati che tale leader ottiene.

Siamo in un periodo storico in cui la politica e i governi sono sudditi dei poteri forti, delle lobbies, delle multinazionali. Siamo in un periodo storico in cui lapolitica è svuotata del suo valore di democrazia di rappresentanza. In questo particolare periodo il leader politico risulta un ottimo comunicatore e imbonitore di masse, ma sia esso che la politica di cui si fa portavoce risultano vuoti, senza senso, inutili, inconcludenti.

Il leaderismo e la personalizzazione si affermano in un’epoca di post-democrazia in cui il cittadino comune sceglie spesso il disimpegno verso la politica e in cui il voto elettorale, caratterizzato da alto astensionismo, risulta come un atto vano e senza alcun senso. Una condizione di post-democrazia in cui i diritti acquisiti da tempo sono negati in modo graduale, in cui viene meno la partecipazione del cittadino alla gestione della cosa pubblica e in cui la democrazia diretta diventa una mera utopia.

Oltretutto la politica e la democrazia di rappresentanza sono “ostaggio” dellamanipolazione mediatica e di un’opinione pubblica forte e a senso unico. La manipolazione mediatica porta a fenomeni come la gogna mediatica, laspettacolarizzazione delle notizie, il sensazionalismo, la suggestione etc.

Leaderismo e personalizzazione nella politica sono fenomeni che ben si inquadrano nella società dell’immagine e della manipolazione mediatica. Società dell’immagine che propone mitologie, icone pop, divi da adorare, supereroi e tanto altro: i leader politici sono la “versione politica” delle icone pop del mondo dello spettacolo, del cinema, della moda, dello sport etc.
Fonte: SYSTEM FAILURE Informazione libera e indipendente.