lunedì 22 dicembre 2014

Ti auguro Tempo

Buone feste di cuore a tutti Voi, con l'augurio che questa poesia possa accendere l'anima... sarebbe il più bel momento speso in questo tempo..!

TI AUGURO TEMPO (Elli Michler)

Non ti Auguro un Dono qualsiasi
ti auguro soltanto quello che i più non hanno
Ti Auguro Tempo, per divertirti e per ridere
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa
Ti Auguro Tempo, per il tuo Fare e per il tuo Pensare
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri
Ti Auguro Tempo, non per affrettarti e correre
ma tempo per essere contento
Ti Auguro Tempo, Non Soltanto per Trascorrerlo
ti auguro tempo perché te ne resti
tempo per stupirti e per fidarti
e non soltanto per guardarlo all'orologio
Ti Auguro tempo per Toccare le Stelle
e tempo per crescere, per maturare
Ti Auguro Tempo per Sperare
nuovamente e per amare
non ha più senso rimandare
Ti Auguro Tempo per trovare te stesso
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come dono
Ti Auguro Tempo anche per perdonare
Ti Auguro Tempo
tempo per la vita.

lunedì 24 novembre 2014

Sovranità

LA CONOSCENZA AIUTA A DISTINGUERE (semplice, semplice)

Iniziamo con un video di un imprenditrice ospite a Servizio Pubblico di Michele Santoro puntata del 10 gennaio 2012, praticamente 3 anni fa. 



Da tempo si sente parlare di sovranità; sovranità politica, sovranità alimentare, sovranità sanitaria ed in special modo di sovranità monetaria. Chiedendo l’aiuto al principio idraulico e del percorso dell’acqua proviamo a descrivere con parole semplici che cos’è la sovranità monetaria e le varie conseguenze della sua perdita da parte del popolo, e come funziona un governo, eletto dai cittadini, in possesso di tale prerogativa.

Immaginate una vasca da bagno come se fosse l’Italia tutta, e all’interno di questa vasca tutti i cittadini italiani: il POPOLO.





Poi immaginate una diga come se fosse la Banca d’Italia di Stato.





Conseguentemente si ipotizzi una condotta idrica come le attività del governo.




L’aquedotto attinge acqua dalla diga e quest’acqua poi va distribuita e condotta alla vasca attraverso dei rubinetti. 




Rubinetti che rappresentano:
  1. servizi
  2. sanità
  3. lavori pubblici
  4. pubblica amministrazione
  5. difesa
  6. pensioni
C’è anche un altra fonte di emissione di acqua che è quella creata dalle industrie statali o para statali. Queste industrie non sempre sono in attivo, ma non ha importanza perché sono in ossequio all’art. 4 della Costituzione Italiana.


L’acqua (MONETA) che viene fuori dai rubinetti che arriva al popolo crea ad un certo punto ricchezza; la vasca è piena di acqua. Ovviamente anche il PIL (prodotto interno lordo) è positivo, cioè la ricchezza che una comunità è in grado di creare. Troppa acqua però, quindi troppa moneta può straripare e condurre all’inflazione, cioè una quantità di denaro superiore ai beni prodotti, quindi innalzamento dell'inflazione, ogni unità monetaria potrà comprare meno beni e servizi, conseguentemente erosione del potere d'acquisto dei consumatori. Un buon governo per combattere l’inflazione non va a chiudere i servizi, la sanità, i lavori pubblici ecc., ma intelligentemente installa nella vasca un rubinetto di scarico (tasse),


dal quale va a togliere l’acqua, come già detto rappresenta la moneta, superiore a quello che è necessario. A questo punto il popolo ritorna a vivere una ricchezza equilibrata. Queste tasse ovviamente non servono per pagare o per andare al casinò, ma servono sempre per i stessi servizi ridistrubuiti diminuendo tutt’al più la mandata da parte della diga. L’acquedotto prima rappresentato, a lungo andare può avere anche delle perdite, qui occorre una buona manutenzione. Le perdite come possono essere causate? Vengono causate da sprechi, corruzione e ruberie varie.
Come dovrebbe fronteggia il governo questi sprechi, corruzione e ruberie varie? Le fronteggia con l’ausilio della magistratura, ma ciò che ha perso come lo recupera per avere la stessa portata di acqua e quindi di moneta? Le recupera attingendo l’acqua dalla diga. 
Ora vediamo cosa succede quando abbiamo rinunciato alla Sovranità monetaria.
Abbiamo sempre lo stesso quadro di distribuzione del denaro, la diga, l’acquedotto, i rubinetti, la vasca da bagno ed il rubinetto di scarico. Cosa cambia? Cambia che ad un certo momento questa moneta non lo attingiamo più dalla nostra diga (Banca di Stato), andando avanti soltanto con l’acqua recuperata dalle tasse (trattati europei), ma se andiamo avanti solo con le tasse non può bastare per mantenere in piedi i vari servizi, stipendi e pensioni, per cui cosa succede? Il governo si rivolge alle banche attingendo moneta che si aggiungerà a quello delle tasse cercando di mantenere i rubinetti di distribuzione sempre alla stessa portatata. Attingendo moneta dalle banche si aggiunge qualche cosa in più in quelle perdite di acqua. Si aggiunge il debito pubblico e quindi gli interessi passivi. Quindi la moneta sottoposta a questi interessi al governo non rimane che stringere sui servizi, incomincia a stringere sui rubinetti degli stipendi, sulla difesa, incomincia a stringere sulle pensioni allungando il tempo di pagamento ai cittadini, con la conseguenza aumentando la portata delle tasse, aprendo sempre di più il rubinetto di scarico. Un popolo sottoposto a questo tipo di distribuzione e di prelievo, prima o poi, va in recessione, ed anche il PIL ne risente incominciando ad andare in negativo. Il 100% delle tasse ha ridistribuito al 60% a tutto ciò che comportano i servizi dello Stato, mentre la ricchezza diminuisce, le tasse aumentano, i poveri aumentano e la ridistribuzione diventa quasi SOPRAVVIVENZA, in quanto il 40% di quelle tasse vanno a finire a chi ci ha prestato il denaro, cioè alle banche. 



Alla lunga, però, con questo sistema anche le tasse non ci sarà più la possibilità di pagarle diminuendo ad un ritmo al rialzo, vuoi chiamarle evasione, vuoi chiamarle impossibilità di sostenerle. 
Tutto questo accade oggi nel 2014. Che cosa succederà in realtà nel 2015, è solo quello, è solo quella la prospettiva? L’Italia per essere nella moneta unica dovrà necessariamente ripsettare i patti che  ha scelleratamente sottoscritto, quindi il trattato di Lisbona e cioè il FISCAL COMPACT. Il fiscal compact è sostanzialmente la riduzione del 60% del debito pubblico italiano (oggi cica al 135% rispetto al PIL) che ammonta attualmente di €2.196.453.865.000 con interessi passivi di circa €79.300.000.
Ciò significa abbattere ogni anno 80 miliardi di debito. Un secondo patto si chiama MES o ESM (Meccanismo Europeo di Stabilità) e cosa significa? E’ una specie di fondo Salva Stati, in cui tutti gli Stati che ne fanno parte hanno messo e metteranno del denaro che poi aiuterà chi ne avrà bisogno. In realtà agli Stati che saranno concessi gli aiuti li indebiterà ancora di più. Un terzo patto si chiama ERF (European Debt Redemption Fund). Un patto ancora più disastroso che i nostri rappresentanti hanno sottoscritto ipotecando i beni pubblici degli italiani tutti. In sostanza: se l’Italia non riesce o non sarà in grado di abbattere il debito di 1/20 l’anno dovrà garantire versando al MES tutte le sue riserve auree, oppure svendere i beni pubblici o aziende statali. Questo in pratica si chiama BARATRO, che deve ancora arrivare.

Nessun articolo della Costituzione recita:
Le tasse servono a pagare debiti, sprechi, interessi, pensioni d’oro, stipendi d’oro ed arricchire i banchieri.

Contrariamente la Costituzione afferma: 
Art. 53.Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività, non fino alla povertà ed al suicidio.

L’Italia può ritornare ad avere un buon governo, può ritornare ad avere un parlamento sovrano, può ritornare ad avere un presidente della Repubblica in grado di tutelare gli interessi degli italiani e non delle lobby? 

Diciamo di si, con qualche riserva.
1. Non fatevi ingannare da chi vi intimorisce con aumento dello Spread, inflazione, aumento di interessi. Non fatevi ingannare da chi sceglie personaggi graditi e non dalla governance europea e il pericolo di diventare come la Grecia. SPREAD: si è già visto che se riprendiamo la Sovranità Monetaria e quindi di poter stampare moneta, lo Spread sparisce. INFLAZIONE: se l’inflazione si combatte dosandola con le tasse, anche questa non fa paura. AUMENTO DEGLI INTERESSI: se il popolo ritorna ad essere Sovrano stampando moneta, e questa moneta la mettiamo sotto una nostra banca pubblica e nazionale, saranno le altre banche private a venire a chiederci il denaro in prestito, saranno loro a pagare gli interessi passivi nei confronti dei cittadini. Chiaro come la luce del sole che quando un cittadino si recherà presso una banca commerciale non potrà essere strozzato da aumento degli interessi passivi, in quanto, caso contrario, saremmo noi stessi a chiudere i rubinetti, costringendo la banca ad andare sul mercato estero. PERSONAGGI…: la scelta dei personaggi graditi all’Europa? Io credo che i personaggi in uno Stato democratico, devono essere graditi al Popolo Italiano e devono avere disciplina ed onore a servire tutti i cittadini, tutelando la loro dignità.


2. Se questo è il baratro, il recinto che l’Europa ha costruito allora è meglio uscire subito. ITALIA UGUALE GRECIA: diventeremmo la Grecia se l’Italia uscisse dall’Euro. Solo con cambio variabile e non fisso, come quello che a creato la moneta unica il Paese potrà ritornare ad essere competitivi sui mercati. Dare vita alla nostra agricoltura, sviluppare il nostro turismo, riprendere a sostenere il nostro artigianato, costruire opere pubbliche con un nuovo slancio per l’edilizia, rimettendo in moto l’intero commercio.
La cosa che fa riflettere è che i politici di destra e di sinistra che vivono con stipendi e pensioni d’oro, non vogliono perdere i loro privilegi salvando l’Euro più che l’essere umano e la sua dignità.

martedì 28 ottobre 2014

L'accusa

Quello che interessa sottolineare è sostanzialmente quello di dare degli elementi di fondo del come si è costruito il debito pubblico italiano. Ovviamente il tema del debito apre molti altri temi, apre il tema di come stare in Europa, apre il tema della politica fiscale come del resto apre un discorso della sovranità monetaria. Tutti temi che verranno solo sfiorati in questo articolo, per ovvi motivi di dimensione e non mettere troppa carne sul fuoco.

Ci si limita esclusivamente di come si è formato il debito e le conseguenze sociali con l’aiuto delle seguenti slide.


Dobbiamo cercare di fissare un punto nella storia altrimenti ci si perde. Il punto storico preso in considerazione è il 1980, anche perchè da un punto di vista della funzione della banca d’Italia e del suo divorzio dallo Stato Italiano è uno spartiacque quindi è più che doveroso partire dal 1980. Nel 1980 l’Italia aveva un debito pubblico attestato su 114 miliardi di €, nel 2012 il debito italiano era di 2.022 miliardi di € con un aumento di circa 20 volte. Nel grafico si può notare l’evoluzione del debito attraverso gli anni nella quale è possibile vedere due zone distinte, un area che arriva fino al 1992 ed un altra parte invece fino al 2.012. I due periodi vanno distinti perché c’è un cambiamento di fondo soprattutto nella politica della spesa. La formazione della spesa nei due periodi, benché abbiamno molte cose in comune, però dal 1992 in poi c’è un aspetto che rompe totalmente con il periodo precedente. Gli anni in cui si è avuto un aumento vertiginoso del debito pubblico dal 1980al 1982 con un aumento di circa del 140% qualcosa come un 53% all’anno. Dal 1992 in poi il debito continua a crescere ma ad un ritmo molto più basso. 

Cosa è successo dal 1980 al 1992.


Partiamo dai 114 miliardi di partenza, poi vediamo due blocchi; il primo blocco definito disavanzo primario che rappresenta tutto un ammonatare di spese per servizi ed investimenti che andava oltre la raccolta fiscale. Quindi se è vero che lo Stato faceva, buona o cattiva che fosse, per il Paese, la spesa superava il gettito fiscale contribuendo alla crescita de debito. Il secondo blocco rappresenta gli interessi sul debito che hanno una rilevanza preponderante. La caratteristica di questo tempo è determinato che lo Stato spendeva per servizi ed investimenti più di quanto non incassava, cioè questo è il periodo in cui si realizzava effettivamente l’accusa della Merkel. La Merkel continua a dire che l’Italia è indebitata perché spendiamo oltre le nostre possibilità. Da un punto di vista storico l’unico periodo in cui l’Itaia ha speso oltre la sua possibilità, spese al servizio del Paese, è stato appunto questo dodicennio per 140 miliardi, nemmeno una cifra così esagerata. Mentre gli interessi sono stati praticamente 5 volte tanto.



Dal 1992 in poi si sono aumentate le tasse, sino abbassate le spese in modo da ottenere un avanzo crescente da poter destinare agli interessi, ma nonostante tutto questo l’Italia non c’è l’ha fatta. E’ successo anno per anno quello che è successo nel 2012. Nel grafico sono rappresentanti due rettangoli, con i relativi dati numerici, quello di sinistra le entrate fiscali, quello di destra le spese . Vediamo che nel 2012 le entrate sono state di 753 miliardi, ma se andiamo a vedere nell’altro rettangolo ci si rende conto che la parte di entrate che il Paese ha effettivamente speso per servizi, investimenti ed il funzionamento della pubblica amministrazione questa cifra si è fermata a 714 miliardi, cioè l’Italia ha speso meno di quanto ha incassato per ben 39 miliardi. Che fine hanno fatto questi 39 miliardi? 39 miliardi in parte sono stati utilizzaTI per pagare gli interessi. Complessivamente nel 2012 gli interessi sono ammontati a 87 miliardi, i 39 miliardi non sono stati sufficienti per pagare tutti gli interessi maturati in quell’anno, ne sono rimasti fuori 48 che rappresentano nuovo indebitamento per lo Stato Italiano.



Questo spiega perché l’Italia si è infilata a non riuscire a pagare gli interessi anno per anno nel meccanismo infernale per cui gli interessi aumentano il debito. Ciò comporta che se non riesce a pagare l’interesse (questo vale non solo per gli Stati, ma vale per le famiglie, per le aziende) presentandoti al creditore, il creditore continuerà agli ineressi che non paghi come nuovo debito, aumentando il capitale in cui si ricalcolano gli interessi per l’anno successivo, quindi ogni volta che gli interessi non si riescono a non pagare fanno aumentare il capitale su cui si ricalcolano gli interessi creando una rincorsa continua fra aumento del capitale e aumento degli interessi. Questo processo si chiama ANATOCISMO. 



Questo è un grafico che evidenzia di quello che è accaduto in questo ventennio. Si notano tre linee; una linea blu che rappresenta l’entrate, la linea nera le spese primarie (spese per i cttadini ed il funzionamento della macchina pubblica), la linea rossa le uscite totali che comprendono anche gli interessi. Dal 1992 in poi c’è una biforcazione costante fra le entrate e la spesa primaria. La spesa primaria è costantemente più bassa rispetto alle entrate, ma la spesa complessiva la supera sempre.



Per avere un riepilogo dal 1992 ad oggi si nots come questo debito di partenza di 850 miliardi con gli interessi complessivi sono stati di 1.643 miliardi, una parte sono stati coperti dall’avanzo primario (risparmio sulle spese) di 672 miliardi, ne sono comunque rimasti fuori 97 miliardi, che naturalmente hanno contribuito a far crescere il capitale. A questo si aggiunge un altro blocco di circa 200 miliardi di cui è difficile dire che cosa c’è dentro, sembra quasi che sia un debito fuori bilancio, per esempio si pensi ai 90 miliardi di debito all’imprese italiani che lo Stato Italiano a verso di loro che improvvisamente sono saltati fuori.


Nel riassunto scritturale dobbiamo avere ben presente il peso degli interessi sul debito pubblico italiano.



La domanda che ci si pone è perché il Paese non è riuscito a reggere il passo con gli minteressi, dal momento che il debito è formato dal 90% dagli interessi. Nella slide ci sono rappresentate varie ragioni di questa debacle.



Gli interessi hanno avuto, come si vede, questo andamento altalenante. Sicuramente negli anni ‘80, un periodo in cui il nostro Paese aveva degli interessi da usura, viaggiando su tassi d’interesse fra i 14 e il 25%. Ovviamente se uno Stato deve pagare degli interessi così alti è palesemente uno Stato destinato all’impoverimento fisiologico. I tassi alti sono durati grosso modo fino al 1996, con una discesa costante all’ingresso dell’Italia all’UE, per poi rialzarsi, nel 2011, al 6% quando c’è stato l’attacco speculativo nell’estate di quell’anno. Gli interessi, pertanto, hanno avuto un ruolo fondamentale nella crescita del debito italiano.



Andiamo sul lato dell’entrate, notiamo che da vent’anni a questa parte si sta facendo un tentativo costante per avvantaggiare i ricchi a discapito dei poveri, un disegno chiaro, lampante. Lo vediamo soprattutto se analizziamo l’IRPEF, che è una delle voci delle entrate dello Stato (imposta sulle persone fisiche). Nel 1974, quando l’imposta viene istituita, parte con 32 scaglioni (in ogni passaggio di reddito si aumenta l’aliquota fiscale in perfetta armonia con l’articolo costituzionale 53 “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”) quanto più la tassa vuole essere giusta, tanti più scaglioni devi inserire per tener conto delle condizioni di reddito reale del contribuente e delle famiglie, un impostazione che si ispirava molto alla logica dell’equità, per cercare di ricavare soldi soprattutto dai redditi alti, infatti nell’ultimo scaglione eravamo ad una soglia del 72%.Gradatamente i scaglioni si sono ridotti a 5, con il primo che parte dai 15.000 € con una percentuale del 23%, con l’ultimo cha va oltre i 75.00 €, praticamente ⅓ previsto nel 1974, che non supera il 43%. E’ chiaro come il giorno che c’è stata una strategia per avvantaggiare le classi richhe. Andando avanti chi è che paga l’IRPEF e la sua composizione, con dati riferiti al 2012; il 53% del gettito arriva dal reddito dipendente, il 27% arriva dalle pensioni, le altre forme di gettito rappresentano solo il 20%


Analizzando delle entrate sappiamo che una grandissima piaga che abbiamo in Italia è quella dell’evasione fiscale, con una stima di 180 miliardi di € 24% dell’intero gettito fiscale. Si tenga conto che in Italia non esiste un dato ufficiale sulla composizione dell’evasione fiscale, ma solo ricerche private e il quadro che viene fuori: la parte principale dell’evasione è rappresentato dall’economia criminale, con la seconda rappresentata dal ricorso dei paradisi fiscali. Sfatiamo un mito, quando pensiamo all’evasione pensiamo sempre al macellaio che non ci da lo scontrino, ma questa in realtà è un inezia siamo al 5%, invece gli altri dati n on vengono messi sotto la lente che vengono addirittura facilitati dal potere politico. Il tema dell’economia sommersa che è appunto contribuisce con il 19%. Un altra parte importante è la violazione da parte delle società di capitali, cioè tutti imeccanismi che usano grazie ai commercialisti per cercare di evitare il pagamento delle tasse, magari anche in maniera legale, entrando tra le maglie delle leggi stesse, la così detta elusione fiscale. Si tenga presente che 180 miliardi sono una cifra importante a fronte degli interessi che l’Italia deve pagare. 

Andando invece dall’altro lato, che è quello della spesa, si nota un grande colabrodo del bilancio pubblico italiano, non soltantop per inefficienze, ma anche per ruberie che precisamente non sappiamo, nella slide è rappresentato una stima che ha fatto la Corte die Conti. La corruzione pesa per una cifra di 50/60 miliardi di € all’anno, una cifra notevole che ci mostra la collusione della politica con il mondo degli affari. Poi abbiamo tuto il grande capitolo degli sprechi e delle spese inutili derivate soprattutto dalle scelte politiche, parlando di armi ad esempio qualche politico dice che gli F-35 servono, mentre il popolo dice che non servono, così pure le grandi opere, il popolo dice che non servono, loro dicono che servono.

Queste sono altre fonti di dispersione, naturalmente sono a vantaggio delle banche e delle imprese, un capitolo molto grosso soprattutto per glialtri Paesi europei, la Germania per esempio dal 2006 al 2012 ha visto aumentare il proprio debito pubblico di circa 20 punti sul rapporto interno lordo esclusivamente per salvare le proprie banche inguaiate per aver fatto tutta una serie di operazioni azzardate. In Italia la cifra è rimasta abbastanza contenuta, l’ultima operazione è stata quella della banca MPS, lo Stato ha impegnato qualcosa come 4 miliardi di €, non si sa ancora se a titolo di prestito se a titolodi fondo perduto o si trasformerà in azionariato. Sappiamo, inoltre, per certo che prima l’Italia aveva già speso 3/4 miliardi di € per salvare altre banche che avevano problemi. Può dardi che questa somma sia destinata a salire per l’inizio dell’unione bancaria, la BCE ha detto che sarà molto più rigorosa nei controlli e già si comincia a dire se qualche banca si trova in difficoltà che gli Stati si facciano trovare pronti a soccorrere per bilanciare i loro conti. Una storia recente che lo Stato italiano, nonostante tutte le sue difficoltà, in fin di conti gioca d’azzardo su gli interessi, ha stipulato contratti derivati con varie banche internazionali, si vocifera che per cercare di assicurarsi che i tassi d’interesse non salgono, ma come è noto si tratta di vere e proprie scommesse, per cui si può anche perdere, ed ultimamente lo Stato italiano ha perso sonoramente, di sicuro ha perso 3 miliardi nel 2012, ma probabilmente altre perdite ci saranno. Grande buco nero, non è dato sapere neanche alla Corte dei Conti tutte le operazioni in essere. Altra fonte di dispersione c’è anche la partecipazione ai fondi di salvataggio europeo, l’Italia tra il salvataggio alla Grecia e partecipazione ai fondi collettivi tipo l’ESM, un meccanismo europeo per soccorrere i Stati indebitati utilizzando una somma come 80 miliardi di € negli ultimi 3 anni.

La slide è un tentativo personale, ma se volessimo dire il debito pubblico da cosa è formato? Un buon 50% lo possiamo attribuire all’ANATOCISMO, cioè interessi su interessi che rappresentano la totalità del debito. Inoltre possiamo dire che un buon 30% il debito deriva da evasione e priviliegi fiscali, 18% è dato da corruzione e malspesa e 2% di altre cialtronerie: stipule di contratti, accordi bancari sui derivati.
Nel 2013 il debito pubblico itaiano ammontava a 2075 miliardi.

Qual’è il volto dei nostri creditori? Nel cerchio ci sono compresi soltanto creditori che hanno acquistato titoli del debito pubblico italiano, in quanto c’è un altra parte che raggiunge il 16% pur rimanendo esclusa. Concentrando solo l’attenzione sui detentori di titoli delo Stato italiano ci si rende conto che un 40% sono di soggetti esteri, ricordandoci che fra questi soggetti esteri c’è un ben 10% di così detti italiani estero vestiti, cioè sono risparmaiatori italiani che hanno preferito acquistare titoli di Stato italiani non direttamente, ma attraverso entità estere per chiare finalità di carattere fiscale. Si ha come grande voce le banche italiane 24%, crescendo notevolmente in questi ultimi anni prprpio perché le banche italiane ricevevano soldi e finanziamenti dalla BCE che poi utilizzavano per acquistare titoli del tesoro. Una terza voce rappresenta le assicurazioni del 20%, poi abbiamo le famiglie che detengono il 10% del debito pubblico, con infine la Banca d’Italia che detiene il 6%.

Quanto ci costa? Nel 2012 il debito pubblico ci è costato 86 miliardi di €. Si dice che nei prossimi anni questa somma sarà destinata a salire sopra i 90 miliardi, perché intanto il nostro Paese si è indebitato ulteriolmente , siamo poi tutti dipendenti da quello che decidono i mercati.



Quello che dobbiamo assolutamente avere chiaro che gli interessi aggravano sensibilmente le disuguaglianze contribuendo all’impoverimento degli italiani, perché sono soldi di tutti che invece di essere utilizzati per garantire servizi, soprattutto ai più deboli, vengono utilizzati per concentrarli nelle tasche dei più ricchi, in quanto sono i più ricchi che hanno soldi per comprare i buoni del tesoro. 

Quindi questo a due conseguenze:
Povertà che ha due grossi filoni, povertà assoluta che è la povertà di chi non riesce a soddisfare neanche i bisogni fondamentali che raggiunge una grossa cifra di 5 milioni, l’8% della popolazione italiana. Aggiungendo un altra parte dei poveri relativi che rappresentano un altro 5 milioni e sono coloro che hanno dei consumi che sta al di sotto del 50% della media nazionale. Riassumendo abbiamo una popolazione in condizione di povertà che arriva al 16%. Poi abbiamo un’altra fetta di persone che sono a rischio di povertà, 10 milioni. Sono persone che hanno redditi così bassi, un lavoro così precario per cui basta un imprevisto qualsiasi per andare sott’acqua. E’ sufficiente un dente che si caria e andare dal dentista si è nei guai. Complessivamente la povertà in Italia comincia a colpire 1 persona su 3, una cifra molto grande che rappresenta un 30% della popolazione.

Questo diagramma rappresenta gli effetti della distribuzione della ricchezza. Si sta parlando del patrimonio e dunque della ricchezza accumulata sotto forma di palazzi, sotto forma di risparmi e si nota chiaramente che il 10% delle familgie più ricche detiene da sole il 50% di tutto il patrimonio privato italiano. Il 50% più povero deve accontentarsi del 10%, un indice veramente scandaloso dell’uguaglianza in Italia.

giovedì 18 settembre 2014

Disegno turbo liberale


Con il crollo del "socialismo reale", terminata l'epoca del dominio bipolare Usa-Urss, il potere finanziario poteva finalmente liberarsi del vecchio assetto costituzionale.
Il costo del keynesismo dello stato democristiano era troppo elevato compreso una spesa pubblica elevata che non permetteva l'entrata in Europa. Si trattava di operare un salto storico, e non solo politico. Chiudere con la Prima Repubblica, consociativa, corrotta, ma anche statalistica e keynesiana, dotata di un minimo di politica estera indipendente (Craxi, Andreotti). Oligarchie internazionali, Panfilo Britannia e banchieri apolidi (Ciampi) fecero il resto. I “comunisti” per non sporcare il nobile nome di comunismo, ci saltarono sopra come su di una “gioiosa macchina da guerra” (Occhetto), ansiosi di riciclarsi da venditori e piazzisti della via italiana al socialismo a partito degli “onesti” rappresentanti delle oligarchie capitalistiche e della NATO (D’Alema nel Kosovo 1999, Napolitano nella Libia 2011).

Nel nostro Paese il capitalismo d'assalto interessato a sguinzagliare i procuratori lasciando che magistratura e potere politico arrivino allo scontro, per imporre il ricambio di classe dirigente a colpi di imputazioni e custodia cautelare. La sovversione dall'alto avviene facendo leva sui contrasti interni allo "Stato autoritario di diritto" costruito con la legislazione emergenzialistica negli anni dei governi di unità nazionale e il nuovo nemico pubblico diventa "l'inquisito", il politico corrotto.


La magistratura inquirente ne è inebriata, la “consonanza con la società civile” la porterà ben oltre il suo “mandato speciale”, i media trasformano i magistrati in eroi-giustizieri popolari, immacolati e impavidi. 

Le inchieste a carico dei “potenti”, fino al 1992, sono state rarissime e quasi sempre bloccate dalle gerarchie giudiziarie in aperta collusione con chi governava il paese, fungendo da apparato di repressione nei confronti dei movimenti sociali e antagonisti disvelando la reale natura di uno Stato che, con i mezzi più diversi, ha represso, spesso brutalmente, il movimento operai e contadino e tutti coloro che si battevano per un'effettiva applicazione dei principi costituzionali. 
Magistratura con compiti di cambiamento sociale e di moralizzazione della politica e chi non si è opposto, anche solo con critiche costruttive, agli eccessi e agli “straripamenti” del potere giudiziario in quegli anni vi sono state inopportune, e controproducenti, incursioni della magistratura nella politica. 

Mani Pulite è stata una stagione che ha visto il rilancio dell'azione penale come strumento di lotta politica e regolazione sociale e l'arresto come il più efficace dei mezzi istruttori, una stagione che emarginò con violenza quanti pensavano che il processo penale era soltanto l'accertamento di un reato e non uno strumento di lotta poliica. 
In quei anni la sinistra ha abbandonato lo Stato sociale in favore dello Stato penale ed è iniziata l'antipolitica. Lì è iniziata la svolta neo liberale nel nostro paese. 
Venne Berlusconi (quell in cui gli italiani sono stati costretti a dividersi in due soli partiti: il partito dei B e il partito degli anti-B.Ora che non c’è più Berlusconi, bisognerà trovare dei nuovi “fascisti” e dei nuovi “populisti”, ma non sarà facile perché Alfano non si presta. ed ad un primo bilancio antropologico-culturale di quella vera e propria oscenità storica che è stato l’antiberlusconismo, la cui funzione storica di fondo è stata quella di far dimenticare la dipendenza interna del neo liberismo e dei mercati a quel conglomerato sociologico di ingenui che in Italia ha preso il nome di “sinistra”. 

La Prima Repubblica finisce con Mani Pulite, che fu un colpo di stato giudiziario extraparlamentare operato congiuntamente da fantocci giudiziari di destra, di centro e di sinistra e avallato dal circo mediatico.


Berlusconi è stato indebolito certamente dalle campagne di stampa e dalla sua vergognosa e ingiustificabile vita privata di vecchio satiro incontinente, ma è stato rovesciato e commissionato dai cosiddetti “mercati”, spread, eccetera. Egli era tollerato fino a che si pensava che potesse attuare quella normalizzazione anglosassone del capitalismo italiano che tutti gli ingenui di origine azionista invocano da un secolo come l’unico modo di guarire un “popolo delle scimmie” .Il capitalismo europeo non aveva mai potuto omologarsi in più di un secolo al modello americano del dominio assoluto dell’industria e della finanza, ma era stato costretto ad accettare quelli che le canaglie liberali e liberiste avevano chiamato “lacci e lacciuoli”, e di cui avevano auspicato per un secolo la fine. 

Il ceto intellettuale ha certamente intrattenuto per mezzo secolo lo scontro simbolico e virtuale fra anticomunismo in assenza di comunismo e antifascismo in assenza di fascismo trovando chi era disposto a crederci, compreso chi scrive fra il 1960 e il 1990. Ma oggi cominciamo finalmente a capire, con la torpida lentezza di chi si è fatto abbindolare per ideologismo identitario troppo a lungo, che la posta in gioco era un’altra: la fine della eccezione capitalistica europea e l’omogeneizzazione totale del capitalismo europeo all’unico modello americano. 
E l’opposizione? Certamente vi sarà, ma temo che non abbia senso nutrire troppe illusioni. Il movimento degli indignati? Certo, sono mille volte meglio di quelle vere e proprie prese in giro che sono stati i movimenti altermondialista, almeno costoro se la prendono con le oligarchie finanziarie. 

Il baraccone ideologico che noi stessi abbiamo messo al potere (Gad Lerner, Floris, Travaglio, Santoro, Ferrara, eccetera) è formato da esperti in vaselina e in penetrazione indolore! La marmaglia anti-B che ne ha festeggiato la partenza urlando sconci insulti adesso sarà contenta con l’arrivo del tempo della vaselina. 

Disegno neo liberale

L’economista Emiliano Brancaccio ci fa notare che, secondo la società finanziaria americana Jp Morgan, uno dei limiti della Costituzione è ostacolare gli interessi di chi sarebbe intenzionato a fare shopping finanziario a buon mercato nel nostro paese. 

http://www.imolaoggi.it/2013/06/30/jp-morgan-contro-la-costituzione-italiana-che-ostacola-lo-shopping-straniero-a-buon-mercato/

mercoledì 27 agosto 2014

Sangue monetario

"Come il sangue distribuisce ossigeno in tutto il corpo, così la moneta distribuisce potere d’acquisto al mercato. Questo principio elementare non è stato compreso dalle asinerie dei monetaristi perché mentre l'oggetto prelevato e trasportato dal globulo rosso è conosciuto esattamente come “ossigeno”, mancava fino ad oggi la definizione dell’ossigeno monetario: il valore indotto che è il potere d’acquisto, cioè la previsione di poter acquistare conferita al portatore della moneta come valore convenzionale". 
Il concetto del sistema monetario internazionale è completamente ignorato dal dibattito pubblico e politico, come se fosse un argomento puramente economico, mentre ha un importanza rilevante sulle attività giornaliere di ogni individuo che ne possa determinare una dignità oppure una sudditanza che sconfina nell’asfisia.
Perché si ha una riscoperta del prof. Giacinto Auriti, perché oggi viviamo quello che lui aveva previsto: tempi di decadenza e una società alla disperazione. Viviamo nel DEBITO, un futuro legato alla possibilità di superare questa crisi infinita e soprattutto di porre un problema e cioè lo strumento che sta portando devastazione e sconquasso sociale: la moneta. 

Sia la moneta che il debito sono una creazione dell’uomo, essendo una creazione dell’uomo non possono provocare danno all’uomo, almeno che non sono nelle mani di gruppi di potere che svolgono interessi di strumentalizzazioni dell’uomo e della società. Considerazioni che il prof. Auriti li affrontò con un approccio giuridico ponendosi il problema che cos’è la moneta. La moneta è un bene reale come il computer, un telefono, un automobile un bene che necessariamente va definito sia come natura giuridica che di mera proprietà. La moneta dunque è un bene reale convenzionale che a prescindere dal simbolo e del valore monetario si immette - tenendo presente la differenza tra simbolo e valore monetario - un bene che è attribuibile ad una determinata persona a natura convenzionale uno strumento tipico del diritto. In particolare la moneta può essere definita come valore della misura e misura del valore, perché come il metro determina la misura di una lunghezza, così la moneta determina il valore di un bene. 

La moneta quindi, proprio perché è una creazione umana deve essere intesa a favore della collettività, quindi la domanda è: di chi è la proprietà della moneta? Questo è già un primo strappo alla cultura classica e con lo studio della moneta rispetto alle scuole economiche storiche che sostanzialmente vedono nella moneta uno studio dei flussi monetari, ma non si pongono il problema di chi è la moneta. La moneta secondo il professore Auriti è di chi gli da il valore, cioè la collettività e come amava definire il professore con una sua metafora, con la sindrome da isola deserta. Si immagini il governatore della banca centrale che stampa moneta sull’isola deserta, quella moneta non ha alcun valore, non perché non è formalmente perfetta o perché il simbolo non esiste, ma manca il contenuto umano, manca la collettività che l’accetta utilizzandola come strumento di pagamento come misura del valore e come valore della misura, in definitiva manca il soggetto più importante: l’essere umano. 

Se così è la moneta è di proprietà della collettività; ecco che nasce la prima contrapposizione: moneta debito, moneta proprietà. La moneta attuale è moneta debito in quanto è emessa dalla BC in un solo modo, prestandola. Chi presta chiaramente è il proprietario di quello che presta e ha il diritto di riprendere le somme che mutua. Come fa la BC a prestare denaro se la proprietà della moneta è dei cittadini per il principio prima descritto? E’ solo una patologia del sistema e dell’emissione monetaria compresa la patologia del cosiddetto signoraggio primario, il signoraggio bancario, il signoraggio di emissione della moneta. BC che stampa moneta al semplice costo topografico si appropria di un valore immenso, da semplici titolari del simbolo monetario diventa proprietaria del valore della banconota. Nessuno mette in discussione il simbolo monetario, ma dal momento in cui viene accettata quella moneta per il valore indotto diventa un diritto sociale universale, che diventa proprietà di tutti i cittadini. Cittadini, che come gli è consentito il diritto di pesca, di viabilità che consente loro i limiti indispensabili per la sopravvivenza, riempiendo il contenuto patrimoniale, quello che ogni uomo ha il diritto di avere per andare avanti nella sua esistenza.

Quindi la BC oggi, stampando una banconota di 100 € si appropria di 99,80 €, a fronte di un costo della banconota stessa di 0.20 centesimi. Tale differenza dovrebbe andare a beneficio dei cittadini, partecipi di una collettività nazionale in quanto veri proprietari del diritto di proprietà della moneta. Una prerogativa che non avviene. Non solo non avviene, ma nel momento in cui lo Stato ha necessità di svolgere le sue funzioni primarie che cosa accade? Accade che si deve indebitare, quindi non solo c’è l’esproprio all’atto dell’emissione, ma un indebitamento dello Stato e quindi dei cittadini. Indebitamento necessario perché lo Stato ha bisogno, per raggiungere i suoi scopi istituzionali, di moneta e deve accedere ad un prestito emettendo dei buoni del tesoro a favore della BC. Questa condizione ha portato quello che oggi è la società della disperazione in quanto il debito pubblico ci attanaglia, si dice addirittura che un bambino nasce con 38.000 € di debito. Una distorsione della società, un bambino per il solo fatto che nasce è una ricchezza immensa, vuol dire che il mondo ancora funziona, e non può nascere certamente con una situazione così gravosa. Conseguenza che le nascite nel mondo occidentale sono ridotte quasi al lumicino. 
Il bambino nasce con 38.000 € di debito? No e poi no, il bambino nasce con 38.000 € di credito, la moneta è di proprietà dei cittadini e quando nasce una persona occorre mettere a disposizione 38.000 € per farlo vivere, come la costruzione di un automobile bisogna emettere nuova moneta, cioè i beni reali e le persone determinano la quantità della moneta. La proprietà della moneta è un diritto inviolabile della persona e deve essere attribuita dallo Stato ai singoli cittadini, si potrebbe dire un reddito di cittadinanza. Non la distribuzione senza significato, ma l’attribuzione originaria del diritto di proprietà della moneta. Una rivoluzione fatta senza sangue, anche se del sangue purtroppo è stato versato, e ci sarà sempre con questo sistema fraudolento, persone che si sono suicidate perché non sono riuscite a pagare i debiti bancari, non sono riuscite a pagare le cartelle esattoriali usuraie di uno Stato che si presta ad essere cameriere, uno strumento esecutivo dei banchieri.

Il debito pubblico non esiste. Tutto ciò che ci dicono e che sostanzialmente dilania la società per la crisi finanziaria, ossia l’abbattimento tra PIL e debito pubblico, è una idiozia immonda che ha disgraziatamente rincitrullito le nostri menti da iniezioni allucinogene. Il debito pubblico è una creazione surrettizia ed abusiva, volta a strumentalizzare la collettività creandole una sorta di sottomissione perenne alla forza abietta del sistema bancario. 

Come uscire da questo labirinto? Se si riflette che la moneta è di proprietà dei cittadini ed un Europa che ci impone di accettare passivamente una moneta alle determinazioni della BC come mai non hanno lo stesso obbligo legale a PRESTARE denaro? Se un cittadino deve accedere ad un rapporto con l’ENEL, il gestore dell’energia elettrica, che amministra in regime di monopolio, la società non può dire, proprio perché non vi è una concorrenza, non ti faccio il contratto di energia elettrica in quanto è obbligato secondo l’art.2597 del codice civile, a contrarre a chiunque gli chieda una contratto. La stessa cosa vale per le assicurazioni che sono obbligate con chiunque ad avere un rapporto assicurativo, nella stessa misura l’esercizio di tale rapporto dovrebbe avvenire con le banche, avendo, però, la peculiarietà esclusiva della moneta e della possibilità di prestare denaro, preferiscono investire denaro con strumenti finanziari, cioè in acquisto di BOT con una resa superiore rispetto all’economia reale. Il professore Auriti affermava che il denaro deve rimanere in circolo nella collettività, è come il sangue in un organismo che se tolto diventa anemico e poi muore. Il sangue deve scorrere nelle vene, nelle arterie per avere il diritto dell’esistenza. Questa la motivazione delle banche di prestare denaro ai singoli cittadini ed all’imprese e non investire in strumenti finanziari, perché se si investe in strumenti finanziari per convenienza, per resa economica superiore rispetto al rischio dell’uomo imprenditore e padre di famiglia, si attua un’attività di lucro, dimenticandosi del diritto sociale che è la moneta che rimane uno strumento, non per lai speculazione, ma per creare ricchezza, serenità e di vivere in modo dignitoso. Un diritto della collettività per consentire ad un padre di famiglia di comprare una casa, di consentire lo studio ai propri figli, gli istituti di credito non possono negare questo diritto, altrimenti ti revoco l’autorizzazione di essere banca.


Debito pubblico

Ricordate quando Cuba fu annessa agli Stati Uniti ereditando un elevatissimo debito pubblico, contratto dall’isola durante la dominazione spagnola? Gli USA non volevano pagare questo debito in quanto incideva in maniera negativa per la gestione della stessa isola. Tuttavia inventò un concetto, un concetto attuale, un concetto da valorizzare il cosiddetto DEBITO DETESTABILE, debito illegittimo che gli USA si rifiutarono di pagare. La motivazione? Non pago perché non l’aveva usufruito, chi ne ha usufruito non l’ha utilizzato per fini sociali, non c’è stato un beneficio per la collettività e soprattutto non posso rispondere di atti illeciti di terzi al bene comune, al bene pubblico. In Italia abbiamo la stessa condizione di debito detestabile, i cittadini pagano 80 miliardi di interessi l'anno, nonostante un avanzo primario in surplus dal ‘92 ad oggi, cioè un risparmio rispetto a quello che produce. Nonostante questo, però, non riesce a coprire la quota d’interesse in quanto si ricapitalizzano periodicamente con l’impossibilità di pagare ed estinguere. Ragionando dal punto di vista della matematica se io presto 10 con un 10% di interessi, occorre mettere in circolo 11, ma se io ho messo solo 10 comunque rimane impossibile restituire un debito aggravato dell’1% di interessi. Lo stesso discorso vale per l’Argentina nel 2000, debito pubblico elevatissimo, ed il paese decise di non pagare più il loro debito, secondo il principio del debito detestabile, garantendo comunque il piccolo risparmiatore. Come ha fatto l’America con il debito detestabile di Cuba mandando a quel paese spending review, a quel paese gente che si presenta nelle televisioni e carta stampata dicendo che i suoi cittadini devono fare sacrifici per un ritorno di sopravvivenza tranquilla., mandando a quel paese l’FMI che strumentalizza e domina tutte le società.  
LA MONETA DEL 2000 Nuove linee di teoria monetaria di Giacinto Auriti

giovedì 14 agosto 2014

Resa di conti

Pubblichiamo un estratto del fondamentale libro “I creatori di moneta” del’economista americana Gertude M. Coogan (disponibile qui:http://www.edizionidiar.it/coogan-gertrude/i-creatori-di-moneta.html), dove si racconta cosa accadde subito prima e subito dopo la grande crisi del 1929 e come si comportò la politica. Le assonanze (che sono state messe in grassetto dal nostro blog) con i giorni che stiamo vivendo sono impressionanti, addirittura sconcertanti se si considera che il mondo di oggi viaggia ad una velocità esponenzialmente superiore a quella del mondo dello scorso secolo. Per questo motivo i danni e l’escalation di eventi catastrofici non potrebbero essere che peggiori della grande depressione del 1929.
E’ un omaggio al vero popolo americano, quello che un secolo fa fu defraudato della sua sovranità dalla FED. Ed è un omaggio agli imprenditori e ai lavoratori di tutto il mondo. Buona lettura.


IL GIORNO DELLA RESA DEI CONTI
I primi brontolii di tuono cominciarono a udirsi nel settembre 1929. Il fallimento della ditta Hatry a Londra nel settembre di quell’anno scatenò da parte di fonti estere “ben informate” una consistente vendita di titoli. Naturalmente, quelle fonti non potevano essere i banchieri internazionali, che erano in grado di conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbe avvenuto un terribile crollo. Per tutto il mese di settembre e sino alla terza settimana di ottobre, mentre alcuni titoli raggiungevano nuove quotazioni record, vi furono massicce liquidazioni. I venditori europei di titoli li convertirono in denaro liquido e trasferirono all’estero i loro depositi, L’oro cominciò ad affluire in Europa.
Il 24 ottobre 1929, alle 11 in punto, centinaia di azioni in centinaia di emissioni vennero poste in vendita “sul mercato”. Sarebbe stato molto strano se si fosse trattato di una semplice coincidenza. Era assai insolito che migliaia di persone avessero deciso di vendere nello stesso istante. Era anche strano che tutti costoro avessero deciso di vendere “sul mercato”. Gli investitori inesperti non piazzano ordini “sul mercato”. Questa è un’operazione che sanno compiere solo le “vecchie volpi”, ovvero gli internazionalisti e i loro accoliti, sul genere degli speculatori che agiscono come consiglieri del Governo e affermano che “gli speculatori devono essere nel giusto”.
Il crollo del mercato continuò giorno per giorno. La nuova èra era finita. Gli internazionalisti avevano ristretto la fisarmonica monetaria. Erano stati loro stessi a gonfiarla d’aria e adesso spettava a loro il privilegio di sgonfiarla. Non avevano alcun dubbio di informare il signore o la signora Smith che essi avevano deciso di bloccare il credito. In fin dei conti, era un loro privilegio restringere il volume delle promesse di pagamento (prestiti) in circolazione, esportare l’oro al di fuori del paese e far crollare l’intera struttura della moneta e dei “prezzi”.
Non erano stati loro ad espanderla? Era il loro strumento, in modo “legale”; essi avevano
Gertrude Coogan
il permesso esclusivo di servirsene a loro piacimento e per il loro personale profitto.
Come sapete, gli imprenditori hanno uno spiccato senso del dovere. Si assumono la responsabilità di costruire grandi fabbriche, di favorire la scienza e il progresso tecnico e di far sì che gli esseri umani meno intraprendenti di loro possano disporre di ciò che è fisicamente necessario per vivere. Tali ideali sono troppo elevati e se gli imprenditori non fossero tenuti a bada, entro poco tempo i lavoratori conquisterebbero una grande indipendenza; questi ultimi infatti, se hanno un lavoro assicurato e retribuito con alti salari, possono accumulare in breve tempo delle proprietà. E’ quindi necessario che i supremi custodi della Nazione, i banchieri internazionali, smorzino gli entusiasmi di questi imprenditori sinceri e laboriosi.
Gli imprenditori, gli agricoltori e i lavoratori americani continuarono a lottare. Quasi ogni giorno, un cosiddetto leader proclamava enfaticamente che l’America era fondamentalmente sana e che una campagna per favorire l’acquisto di titoli avrebbe risolto i problemi della Nazione. Siate patriottici: comprate adesso. Dopo tutto, non c’è nulla che vada male! Manca solo la fiducia. Occorre ripristinare la fiducia. Tutto il ciclo congiunturale si basa – in sostanza – sulla “fiducia” (fiducia malriposta, purtroppo). I cicli congiunturali si verificano perché, per qualche ragione “misteriosa”, la popolazione, in vaste proporzioni, perde improvvisamente “fiducia”.
Comunque, l’unico vero mistero è il motivo per il quale non si è mai detta la verità al popolo, e la verità è che la nostra stessa moneta (nella misura di oltre il 95%) [oggi al 100%, n.d.r.] è basata sulla fiducia; è un fatto puramente psicologico. Essa esiste quando lo vogliono alcune menti e scompare in modo analogo.
Venne convocato il consigliere dei Presidenti [Bernard M. Baruch n.d.r.]. Egli era già stato il “consigliere” dei Presidenti Wilson, Harding e Coolidge e ora era il consigliere del Presidente Hoover. E’ strano che, con tutta la sua “grande conoscenza dell’economia e della finanza”, egli non consigliasse il Presidente Wilson di emettere in modo corretto una nuova valuta onesta, costituzionale e senza interessi, che recasse impresso il sigillo del Governo degli Stati Uniti. Se egli, nella sua “grande saggezza”, lo avesse fatto, l’America non avrebbe mai subito la drastica caduta dei prezzi agricoli che venne provocata nel 1920 né avrebbe mai avuto quel “problema agrario” di cui egli si occupa così spesso sulla stampa “rispettabile”.
Questo consigliere riferisce che dal 1921 ha concentrato le sue risorse mentali sulla “soluzione” del problema agricolo: le sue parole devono avere influito su gran parte della legislazione approvata per “soccorrere” gli agricoltori, dato che il suo parere era “richiesto dai Presidenti”. Certamente i suoi amici colsero i frutti del suo lavoro. Gli agricoltori sono soddisfatti di questi risultati? I documenti mostrano pure che dal 1920 il “consigliere” ha esercitato una notevole influenza sulla legislazione approvata per “regolare” gli scambi di beni che sino a quell’anno avevano funzionato in modo eccellente per gli agricoltori.
Fu anche strano che egli, nonostante le sue vaste conoscenze, non mettesse in guardia il Presidente Coolidge dal concedere prestiti internazionali svantaggiosi. 
Vista la sua grande conoscenza dei movimenti monetari internazionali, avrebbe dovuto sapere che stavamo semplicemente sottraendo risorse alle regioni agricole comportandoci in modo davvero magnanimo sullo scenario internazionale: producevamo beni e ne finanziavamo la vendita ai paesi stranieri, sottraendo al nostro stesso popolo il denaro necessario al loro acquisto. A quanto pare egli non consigliò il Presidente Coolidge nell’agosto del 1927, quando il Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale decise di aumentare la pressione e di sospingere un mercato azionario febbrile verso livelli sempre più alti. Vi erano numerosi uffici statali che raccoglievano statistiche per lui, ed egli doveva certamente sapere che molti titoli venivano venduti per un valore molto superiore a quello degli utili delle loro corporations. Oltre agli efficienti servizi statali, egli avrebbe potuto consultare il dottor Goldenweiser, direttore delle ricerche del Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale. Questo funzionario capace avrebbe potuto fornirgli nomerose statistiche che mettevano in evidenza i pericolosi sviluppi futuri.
Naturalmente, a quell’epoca, tutti si chiedevano se gli Stati Uniti sarebbero stati in grado di emettere certificati azionari tanto rapidamente da soddisfare la grande richiesta. Forse egli stava consigliando il Presidente  Coolidge sul modo in cui le tipografie e le industrie grafiche avrebbero potuto sfornare questi certificati in modo abbastanza rapido. Negli stessi scritti del “consigliere dei Presidenti” si rende noto al pubblico che egli uscì dal mercato azionario prima del crollo dell’ottobre 1929. E? strano che non abbia informato della sua sensazione di incertezza il Presidente Hoover. E’ strano che, se sapeva vendere oculatamente i suoi titoli, non abbia informato il Presidente Hoover che vi era qualcosa di “fondamentalmente sbagliato”. Se avesse capito, il Presidente Hoover non avrebbe ripetuto così spesso che “l’America è fondamentalmente sana” o che “la ripresa economica è imminente.”
Se il “suo consigliere” lo avesse avvertito, il Presidente Hoover non avrebbe mai commesso il grande errore di convocare una “conferenza economica” nel gennaio del 1930, nel corso della quale invitò gli imprenditori a continuare a investire denaro nell’ampliamento degli impianti industriali. Alcuni onesti imprenditori seguirono l’esortazione del Presidente e il prezzo che pagarono per la loro cooperazione fu la perdita delle loro imprese.
Eppure, questo stesso consigliere continua imperterrito a consigliare il Presidente. Egli – si afferma – è il “Presidente non ufficiale” di questa amministrazione. Noi cambiamo i Presidenti, ma non i consiglieri. Gli americani dovrebbero porre alcune domande al prossimo candidato alla Presidenza e cercare di cambiare i consiglieri.


Gertrude Margareth Coogan – I creatori di moneta
Dal Blog rapporto Aureo