martedì 24 settembre 2013

Trecentoventimila



L'Islanda aveva il diritto, quando le sue banche sono crollate a ottobre 2008, di rifiutare di rimborsare gli investitori stranieri che gli aveva dato fiducia. Un diritto che il popolo islandese ha raggiunto con estrema compattezza, dopo un lungo braccio di ferro, contro il giudice del EFTA (European Free Trade Association).

Dopo la decisione dell'Islanda si è scatenato l’inferno, soprattutto in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi, dove si sono concentrati gli investitori più danneggiati (totale dei fondi affidati alle banche islandesi per circa cinque miliardi di euro, più della metà del PIL del paese).

Questo piccolo paese, con 320.000 abitanti, aveva avuto il coraggio di dire "NO" ad una richiesta di pagamento internazionale. Gli inglesi avevano anche deciso, a titolo di rappresaglia, di congelare i beni islandesi basate sulla legislazione anti-terrorismo.

Gli Islandesi ricordano ancora con un misto di rabbia e di orgoglio, addirittura se la ridono "A quel tempo eravamo terroristi! ".

Geir Haarde, Primo Ministro dell'Islanda 
dal giugno 2006 al febbraio 2009
Questo scontro con Londra, condotto da un gruppo guidato da un governo conservatore, Geir Haarde, è stato il punto di partenza di una situazione di stallo che ha portato gli islandesi, gli ex beniamini di ideologi libertari nella leggenda anticapitalista.

Quando le sue banche, bocconi prelibati di attività rischiose erano crollate, lo Stato islandese aveva accettato di risarcire i risparmiatori islandesi, ma non gli altri. Tale decisione è stata affrontata con una sorta di regolamentazione bancaria europea: 



l'Islanda, che fa parte dello Spazio economico europeo (SEE), deve garantire il risparmio di tutti i candidati europei - fino a un massimo di EUR 20 880 a persona. 

Alistair Darling: ministro delle 
finanze britannico
In preda, in cui il paese era caduto, il governo ha avuto poca scelta. Mentre sull'isola, esplosa la disoccupazione, i salari sono stati congelati e prezzi dei prodotti alimentari raddoppiati, questi requisiti dall'estero non erano accettabili. 

Il 7 ottobre, il Cancelliere dello scacchiere britannico Alistair Darling è al telefono con il suo omologo, il Ministro delle Finanze Arni Mathiesen, che conferma la cattiva notizia. 

"Ma non è una violazione del trattato del SEE? "Chiede Darling.

Mathiesen: "No, non pensiamo. Noi crediamo che questo è in realtà coerente con ciò che altri paesi hanno fatto in questi giorni "(allusione all'atteggiamento americano nel fallimento di Washington Mutual Savings Bank). 

Darling minaccia prima di riagganciare: 

"Il problema è che le persone hanno affidato i loro soldi in una banca a voi e avete deciso di sedersi sui loro interessi. Questo potrebbe essere devastante per l'Islanda in futuro! "

Il contenzioso si è cristallizzato sui depositi presso una banca online, Icesave, controllata da Landsbanki, la prima banca dell'isola. Con una grande campagna di propaganda, con clienti britannici e olandesi, la banca prometteva un tasso d’interesse adirittura al 6%. 

400.000 risparmiatori inglesi e olandesi, tra cui imprese, autorità locali e anche le università di Oxford e Cambridge, avevano raccolto l'esca.

Furioso, il primo ministro britannico, al momento, Gordon Brown, ha deciso di congelare i beni di istituti islandesi in Gran Bretagna. Non avendo una solida base giuridica per farlo, si basò quindi sul Terrorism Act 2001. Vi ricorda qualcosa i sostenitori della NO TAV in Val di Susa? Quindi l'Islanda appare al fianco della Corea del Nord, Sudan o Al-Qaeda, nel sito del ministero del tesoro britannico. 

Per evitare l'ira dei loro cittadini, i governi di Londra e L'Aia si compensano gli investitori. Poi tornano alle autorità islandesi per un rimborso.

Össur Skarphédinsson, 
 Ministro degli Affari Esteri d'Islanda dal 2000
Össur Skarphédinsson, prende tempo: l'importo richiesto è del 60% del PIL. In proporzione, ciò corrisponde a due volte le riparazioni necessarie in Germania dopo la prima guerra mondiale, considerato da tutti gli storici come assurdamente pesante!

I negoziati sono iniziati con molte difficoltà. L'Unione europea si avvale di Londra e L'Aia. Nel 2009, i principali paesi europei ostacolano all'interno del FMI, il rilascio della tranche di aiuti promesso all’Islanda. 

Nel mese di ottobre 2009, è stato raggiunto un accordo tra Reykjavik, Londra e L'Aia. Il parlamento islandese approva. L'Islanda riconosce un debito al 5,5% in quindici anni a partire dal 2016, nei confronti del Regno Unito e Paesi Bassi. 


Il debito è l'equivalente di 13 000 EUR per ciascuno degli islandesi, compresi i bambini.


Il popolo islandese non ci sta: circola una petizione, invitando il Presidente Olafur Ragnar Grimsson a rifiutarsi di firmare la legge. La petizione raggiunge 56.000 firme, 26% dell'elettorato islandese. Immaginate in Italia una petizione con dieci milioni di cittadini, quale forza politica ostacolerebbe l’iniziativa? 

Il presidente Olafur Ragnar Grimsson, in cui la Costituzione dà poco potere per abrogare un disegno di legge, lo sottopone a referendum. Questa è la prima volta in Islanda che un presidente usa questo potere. 

Dopo il referendum, tenutosi 6 Marzo 2010, il 93% degli elettori respingono le condizioni di rimborso del debito agli inglesi e olandesi. Solo 1,8% approva.

Nel dicembre dello stesso anno, un nuovo accordo è stato trovato con Londra e L'Aia. Gli islandesi vengono indotti ad un ulteriore rinegoziazione a causa delle pressioni degli europei nei confronti dell'FMI.

L'accordo ora ha un debito di circa il 3%, circa 30 anni, con inizio pagamento dal 2016, ma la storia si ripete. Nel febbraio 2011, il presidente Olafur Ragnar Grimsson ha rifiutato di firmare l'accordo e sottoporlo a referendum. Il 9 aprile 2011, gli elettori hanno respinto ancora una volta con il 60% dei voti.

E 'quindi una sorpresa: i sondaggi prevedevano una vittoria del "sì". Un altro schiaffo al governo socialdemocratico islandese. "La scelta peggiore è stata scelta. Il voto ha diviso il paese in due. Dobbiamo fare di tutto per evitare il caos politico ed economico dopo questo risultato ", dice Johanna Sigurdardóttir, Primo Ministro Islandese.
La controversia tra Reykjavik da un lato, Londra e L'Aia dall'altro è sicuramente un fatto di giurisprudenza molto sigificativo, infatti la Corte Costituzionale Islandese ha accettato i referendum per la la grande gioia degli islandesi .

L'autorità di vigilanza EFTA ha preso atto della sentenza, "Chiarisce una questione importante."

Comunque per gli olandesi e inglesi non finisce male: gli islandesi hanno sicuramente detto due volte "no" per l'idea di sostenere questo debito per il contribuente, ma la liquidazione della Landsbanki dovrà pagare i due terzi degli importi dovuti a Londra e L'Aia.

mercoledì 4 settembre 2013

Tre perfide sorelle



Le agenzie di rating (AR) sono state al centro del dibattito dell'opinione pubblica fino alla fine del 2012, poi l'argomento è caduto nell'oblio. La ribalta delle AR è avvenuta in seguito al declassamento di ben 9 Stati dell'unione europea. Cosa sono queste AR come funzionano e che peso hanno sull'economia mondiale, come mai le loro valutazioni siano così importanti ed infine, fino a che punto i loro giudizi siano affidabili.

Queste agenzie altro non sono che degli organismi, i quali definiscono un punteggio relativo, o a degli Stati Sovrani o a società quotate in borsa, inerente alla loro capacità di solvibilità del proprio debito.

Questo dimostra che uno Stato o una società il debito lo crea vendendo dei titoli di stato nel primo caso, o delle azioni nel secondo nel mercato finanziario. In sostanza si fanno prestare dei soldi ai creditori promettendo loro la restituzione della somma prestata maggiorata degli interessi ad una determinata scadenza. 

In base a questo precetto è evidente che le agenzie di rating sono fondamentali sia per le società emittenti che per gli investitori, in quanto le stesse agenzie valutano il rischio che si corre acquistando titoli di stato o azioni societarie. Per le società emittenti, in quanto sulla base di valutazione ricevuta dalle agenzie di rating, possono fissare il prezzo delle proprie obbligazioni con il fine di piazzarle al meglio sul mercato finanziario. Per quanto riguarda gli investitori, le AR forniscono la fonte primaria da cui deriva l'informazione e dunque considerata più veritiera, più sicura all'acquisto dei titoli di società e stati

Le più considerevoli AR, fra tutte quelle che esistono nel mondo, sono principalmente tre: Moody's, Standard & Poor's e Fitch, ed hanno sede negli Stati Uniti, ma di origine anglosassone. Le AR attuano le loro valutazioni su una base di una scala stimando i titoli più sicuri con una AAA, contrariamente ai titoli più a rischio con una quotazione C o non classificato. 

La domanda che sorge spontanea, diceva Antonio Lubrano in una trasmissione della Rai "Mi manda Raitre" è: le valutazioni delle AR sono affidabili? Se sono affidabili fino a che punto?

E' facile ricordare il clamoroso caso della Lehman Brothers che pochi giorni prima del suo fallimento le AR valutavano le sue azioni un investimento più che sicuro. 

L’affidabilità del rating è andata, negli anni, progressivamente scemando, difatti il metodo di valutazione è cambiato. L’investitore prima di comprare un'azione di una determinata società, chiedeva la stima all'AR, pagando l'agenzia per il suo servizio. Negli anni '70 questo sistema è mutato, sono le società quotate in borsa a chiedere all'AR la propria quotazione pagando loro stesse la prestazione. E’ evidente che tale pratica crea un conflitto di interesse. Un altro punto preoccupante è che nel 1975 la SEC, l’equivalente USA della nostra Consob, a causa di una crescente perdita di fiducia nei confronti delle valutazioni che molte agenzie facevano, crea le NSRO, ovvero l'organizzazione di statistiche di rating, nazionalmente riconosciute. Visto che per essere una organizzazione statistica di rating riconosciuta bisognava avere dei requisiti, solamente pochissime sono state nazionalmente riconosciute deliberando un vero oligopolio, difficilmente scalfibile. 

Il conflitto d’interesse è reso particolarmente più acuto da una sorta di ricatto, in quanto le AR possono confezionare alle società che non vogliono una valutazione, non ricercandola non pagherebbero. Sicuramente è molto più probabile che una società che abbia richiesto il rating, quindi che paga, abbia una valutazione più positiva di una società che non gradisce la valutazione, cioè non paga.

L’ultimo grande problema che riguarda le AR, sono le consulenze che vengono chiamate “ancillari” ovvero più analisi che una società richiede e più è probabile ottenere una quotazione positiva. Sicuramente queste considerazioni sono solo ipotesi, tuttavia le riforme che erano necessarie dopo il crollo di Lehman Brothers e i giudizi delle AR, non sono state fatte.

La questione delle AR è estremamente complessa, di sicuro rimangono delle zone grigie in cui operano le agenzie, in considerazione che esiste una grande enfasi eccessiva sul ruolo di queste AR, hanno di fatto ad orientare le scelte degli investitori. Qualcuno prevedeva, dopo il declassamento dell’Italia, un innalzamento dello spread dei titoli italiani nei confronti di quelli tedeschi, cosa che non è avvenuta. Tecnicamente si dice che le agenzie stanno dietro la curva, in realtà stanno certificando quello che i mercati hanno già odorato. Quindi è chiaro che l’affidabilità di queste società non è un dato certificato, sarebbe auspicabile liberalizzare anche il campo delle AR per rendere i giudizi del rating più trasparenti, ma questo è una aspetto imposto e riservato soltanto ai Stati Sovrani.


Nel suo libro, John Perkins “I sicari dell’economia” ci descrive come un elite di professionisti, ben retribuiti, che ricevono la delega di comandare e trasformare l’economia dei paesi in via di sviluppo, in un continuo processo di indebitamento e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti del mondo. Uomini che lavorano dietro le quinte e sono i principali artefici dell’espansione di un impero che impone una struttura politica e sociale di loro gradimento. 
In dieci anni John Perkins è stato uno di loro, toccando con mano il lato più oscuro della globalizzazione in paesi come Indonesia, Ecuador, Panama, Arabia Saudita, prima di affrontare una graduale presa di coscienza che lo ha portato a farsi difensore dell’ecologia e dei diritti civili delle popolazioni sfruttate.

"SENZA UNA FORMAZIONE ED UNA PREPARAZIONE POLITICA, UN SOLDATO E' UN POTENZIALE CRIMINALE.........Il DEBITO è la nuova forma di COLONIALISMO, i vecchi colonizzatori si sono trasformati in TECNICI (vi ricorda qualcosa?) dell' aiuto umanitario, ma sarebbe meglio chiamarli tecnici dell'ASSASSINIO! Sono stati loro a proporci canali di finanziamento, i finanziatori dicendoci che erano le cose giuste da fare per far decollare lo sviluppo del nostro paese, la CRESCITA del nostro popolo ed il suo benessere... questi finanziatori ci sono stati consigliati addirittura raccomandati, c'hanno presentato pacchi di dossier e prospetti finanziari allettanti, erano elegantissimi quei dossier, ma ora ci ritroviamo indebitati per i prossimi 50, 60 anni cioè siamo stati convinti a compromettere i nostri popoli per i prossimi 50 anni e più..." Thomas Sankara


Nulla avviene casualmente, tutto è stato programmato compreso la crisi finanziaria, mettendo in una posiziona di forza il potere finanziario internazionale. Potere che piega i popoli in maniera vile e strisciante. L’ultimo ritrovato a servizio di queste multinazionali sono queste cosche che sono riuscite a mistificare un imbroglio a delle operazioni legali. Cosche che decidono i destini del mondo con le ormai famigerate AAA o BBB, tre sorelle, la faccia del sistema finanziario capaci di garantire montagne di titoli tossici e virulenti. Si tratta in parole povere, di un giro di profittatori e mascalzoni finanzieri dove si verificano casi ai confini della realtà finanziaria, come illustra Lannutti (presidente dell’ADUSBEF) 《La grande del rating S&P, che ha declassato l’Italia, ha una partecipazione nel fondo americano Black Rock, il quale a sua volta ha una partecipazione del 4% nel nazionariato di Unicredit, una notizia ignorata dai media nazionali. Ma come fa un AR, che dovrebbe essere super-super partes ad avere delle azioni in società?》

Chi c’è dietro a questo colosso che decide le sorti dei Stati Sovrani? Secondo Lannutti, nel suo libro “Bankster” (2010) si tratta di una sussidiaria internazionale della multinazionale McCrawHill Companies, con sede centrale a New York, gigante delle telecomunicazioni, della editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori centrali economici.

Proprietaria fra gli altri di Business Week, nel 2005 presentava un fatturato di da 6 miliardi e profitti di 844 milioni di dollari.

Il presidente della McCrawHill è Arold McCraw Ill, membro del Board of Director della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della Conoco Philips (petrolio ed energia). Tra i membri del Board of Director della McCrawHill, che decidono quindi anche della atttività della S&P, figurano sir Winfried Bishoff, presidente della City Group Europa e uomini di punta della Henry Schodrer Bank di Londra; Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola; Ilde Ochoa Brillenmbourg responsabile capo Credit Union del FMI-World Bank; James H Ross della British Petroleum; Edward B. Rust Jr presidente della State Farme Insurance Company (colosso del settore assicurativo bancario e immobiliare; Sidney Taurel presidente della farmaceutica Eli Lylli. 

Le tre sorelle guadagnarono miliardi dando il massimo dei voti a titoli rischiosi, come la banca della Lehman Brothers. Moodys quadruplico i suoi profitti, tra il 2002 e il 2007. Le AR venivano ricompensate sulle basi di rating che davano, più triple A concedevano più erano alti i guadagni della società. Immaginate che due produttori di vino vadano da un sommelier per farsi giudicare la bontà del loro prodotto, a chi secondo voi la valutazione sarà più favorevole? .

Le AR avrebbero potuto interrompere la festa dei titoli tossici aumentando i standard di sicurezza come impone l’etica morale tagliando immediatamente il flusso di denaro nei mutuatari rischiosi, ma questa virtù nel campo economico e finanziario non esiste. Dopo lo scandalo della Lehman Brothers, gli uomini delle AR dissero che le valutazioni di rating sulle società erano soltanto una loro opinione, quindi non dovevano basarsi solo su di esse.

Deven Sharma della S&P "I nostri rating non valgono il valore
finanziario di un azione, la volatilità del prezzo o l'idoneità
dell'investimento"

Alexander Kockerbeck, capo analista di Moody’s per l’Italia fino al luglio del 2012. A detta di Kockerbeck, a partire dalla crisi del 2011 le agenzie di rating hanno deciso di dare un peso sempre crescente, nelle loro valutazioni, ad un fattore che potremmo definire “il nervosismo dei mercati”. Il ragionamento è il seguente: quando i mercati finanziari sono “nervosi” (per motivi anche diversi dalla situazione oggettiva dell’economia di un Paese), aumenta il rischio che quel Paese possa avere difficoltà a collocare i titoli del suo debito pubblico (il cosiddetto fund raising). L’aumento di questo rischio aumenta il rischio di insolvenza del Paese e quindi fa scattare il declassamento da parte dell’agenzia di rating. Questo approccio può determinare un “circolo vizioso” potenzialmente fatale, spiegato chiaramente dallo stesso analista: “Io mi metto davanti ad un investitore e gli dico: secondo me c’è il pericolo che voi non compriate più i Btp italiani, e siccome vedo questo rischio, allora declasso l’Italia di molti gradini. A quel punto gli investitori pensano: siccome l’Italia viene retrocessa, noi i Btp non li compriamo più… ecco la circolarità che può causare una spirale distruttiva.”. Ad onore della cronaca, Kockerbeck espresse a chiare lettere il suo totale disaccordo con questo approccio, ma fu messo in minoranza.



Per quale motivo si sono create tali condizioni politico-finanziarie nei confronti, quasi una soggezione, così umilianti per gli Stati Sovrani. E’ evidente che i giudizi delle tre perfide sorelle sono la conseguenza del disastro della crisi del debito pubblico, con la Germania ossessionata al risanamento delle casse pubbliche e che viene sostenuta dalle AR che orientano le decisioni dei mercati finanziari i quali continuano ad operare indisturbati nonostante la crisi che essi stessi hanno provocato. 
Stefano Sylos Labini nell’articolo “Rating e democrazia” nel sito syloslabini.info 《Siamo arrivati al paradosso che questi mercati, che poi non sono entità metafisiche ma grandi concentrazioni di potere, dopo essere stati salvati dall’intervento pubblico, si sono rivoltati contro gli Stati che costituiscono gli anelli più deboli della catena sabotando le politiche per il rilancio dell’economia. E così, mentre l’espansione del debito privato della fase precedente veniva assecondata senza battere ciglio, oggi la crescita del debito pubblico viene punita implacabilmente》.


Si parla spesso in ambienti più o meno noti o su piattaforme di social network di signoraggio bancario, tema che scatena una miriade di contrapposizioni, ma c’è un altro signoraggio che insindacabilmente ancora più subdolo e pericoloso, cioè il signoraggio intellettuale, politico e mercanteggiante, ovvero il diritto di una nazione di essere trattata secondo verità, il diritto di una nazione di essere proprietaria della propria immagine. 

Seppur indifendibile, è importante rilevare che Berlusconi, anch’egli facente parte della cupola finanziaria-mafiosa internazionale (rimanendo comunque un perdente rispetto alle lobby di potere, questo spiega la perseveranza dei continui attacchi mediatici della stampa estera), ogni tanto qualche verità la dice anche lui e cioè: l’Italia e tutti i paesi esteri, quando vengono valutati dalle AR, dovrebbero essere misurati in maniera più opportuna, sommando sia il debito pubblico che il debito privato che ogni nazione ha nel suo libretto.

Non si capisce il perché queste agenzie esaminano solo una parte del paziente malato, ciò nonostante, l’Italia secondo un articolo del ( qui WSJ) ha una somma debitoria (pubblico e privato) che compete addirittura con paesi come Danimarca, Inghilterra, Norvegia, Olanda, Germania, USA, Giappone. 

Per riuscire a capire il meccanismo della finanza occorrerebbe conoscere le regole della borsa, la quale si basa sulla vendita e gli acquisti di prodotti finanziari. Contrariamente al meccanismo dell’acquisto e la vendita di un oggetto, che anche venduto non perde il suo valore iniziale, anche se il negoziante ha applicato uno sconto, mentre in borsa avviene l’esatto contrario, nel momento stesso in cui si vende il prodotto finanziario perde di valore. Quindi giocando in questo modo le operazioni che ne conseguono sono completamente false ed il controllo dell’economia facilmente governabile dalle speculazioni. E’ palese che attraverso questo gioco si possono svalutare prodotti reali solo vendendo in borsa il suo titolo finanziario, per poi riacquistarlo ad un prezzo ancora più basso. 

Il sistema borsistico ammette di vendere, nelle sue regole perverse, anche allo scoperto, questo permette di vendere azioni che non si posseggono, riacquistandole tre giorni dopo. La speculazione in questo modo prolifera su tutta questa linea. 

A supporto di queste manovre fraudolente ed ingannevoli si inserisce anche la comunicazione ufficiale. Quando si sente di un crollo in borsa del 3%, un crollo vero dovrebbe essere del 80%, cioè nulla, anche perché il valore del 3% è un valore medio. Se in borsa un titolo ha un calo vuol dire che alcune sono scese del 20%, ma altre sono aumentate del 17%. Su questo gioco quando parte l’ordine da parte delle centrali finanziarie di far crollare l’economia, se l’economia è basata esclusivamente sulla finanza e non sulla produzione di beni reali, ai operatori finanziari di vendere sconquassano economicamente un intero paese. Con la collaborazione delle AR, i vertici della finanza mondiale possono controllare, con sistemi ricattatori, una nazione sovrana.

Tutta l’operazione potrebbe tradursi come gli ordini del capo mafia ai suoi picciotti, le AR ubbidiscono sistematicamente al potere finanziario internazionale centralizzato che comprende la city di Londra ed a Wall Street di New York.

E’ chiaro che il regime monetario, in cui siamo sommersi ed infettati, posssa manovrare e determinare a suo piacimento un crollo finanziario. L’Italia purtroppo è stata oggetto di questa speculazione, come l’ordine impartito di far vendere titoli italiani, nel 2011, dalle banche tedesche che detenevano una grossa fetta di debito pubblico italiano. 

La stessa operazione fu fatta da Ciampi, quando Ciampi permise la svalutazione delle industrie italiane tramite la privatizzazione delle stesse, con titoli a basso costo. Questo hanno fatto questi signori all’Italia ed al popolo italiano che ha memoria futura se li ricordino: Ciampi, Draghi, Andreatta, Prodi, Amato.