martedì 24 febbraio 2015

Europa dei popoli




Si parla ormai di fallimento della Comunità. C’é chi raccomanda di tornare indietro all’Europa delle patrie.
Ma non é pensabile che la via d’uscita dalla crisi della Comunità europea possa consistere nel ripiegamento di ogni singolo stato sulla sua peculiare identità.
Una frammentazione dell’Europa in Stati nazionali costituisce, contrariamente a quanto avvenne nel secolo scorso, un freno allo sviluppo, alla crescita della civiltà in Europa e anche alla crescita della civiltà su tutto il pianeta.
L’Europa dei popoli e dei lavoratori é l’unica Europa possibile.

(Enrico Berlinguer, Intervista a Critica Marxista, 1984)

Ognuno di noi vorrebbe un'Europa che, attraverso una nuova carta costituzionale, garantisca pace nella fraternità e sviluppo economico nella solidarietà tra i popoli. Un'Europa unita, sempre più integrata e capace di rappresentare, verso terzi, una realtà con precise caratteristiche socio-culturali, cercando, spesso, di difendere gelosamente le identità etniche, religiose, economiche e culturali del proprio Paese.

Forse la soluzione migliore sarà quella di guardare ad una grande e unica nazione, all'interno della quale salvaguardare le caratteristiche regionali. In questo caso si affievoliranno i confini nazionali e i concetti di patria, ma l'Europa dei popoli continuerebbe a vivere tra mito e realtà, facendo i conti con il superamento degli egoismi nazionali per dotarsi di politiche comunitarie unitarie e coordinate, a cominciare dalla politica estera internazionale. 

Sono passati oltre 50 anni da quando i padri fondatori dell'Unione Europea (Adenauer, De Gasperi e Schuman) iniziarono il mitico cammino unitario dell'Europa dei popoli. Dall'originario e fortunato Mercato comune tra sei stati nel 1957, fino alla Unione Europea di oggi, Paesi appartenenti sia all'ovest che all'est del nostro continente.
Si ricorda che l'Unione europea ha una lunga storia di antiche e moderni nazionalismi, secoli ricorrenti di conflitti e differenti esperienze e sistemi politici, giuridici e sociali.

Oggi un Europa non giuridica, ma unita solo da interesse economico vivono circa 500 milioni di cittadini europei, con venti lingue diverse, sono destinati a convivere sotto le stesse leggi determinate da un Consiglio europeo che riunisce i capi di Stato e di governo, chiamato ad affrontare e risolvere le disparità e ad armonizzare le politiche comunitarie sul piano economico, monetario, occupazionale, sociale e internazionale.

Il rapporto di noi italiani con l'Europa, che abbiamo ora sotto i nostri occhi, assomiglia a volte a quello di un innamorato che, a fronte di tanti sogni, si sente deluso o trattato con freddezza dalla sua bella. Resta il fatto che gli eurocrati di Bruxelles, con le loro normative, non solo mirano a rafforzare la moneta unica, ma corrono il rischio, dal punto di vista economico, di perdere di vista la vera sfida politica visualizzando un orizzonte di vasto respiro per essere protagonisti credibili sullo scenario mondiale. 
Ci interroghiamo pertanto su come procedere in questa direzione e quale messaggio di speranza trasmettere ai cittadini italiani-europei. L'Unione Europea sollecita tutti i Paesi aderenti a grandi e comuni responsabilità; è una comunità di destini tra i popoli, che condividono valori istituzionali, regole, interessi economici e di sicurezza. Dobbiamo essere convinti che non è tanto un'alleanza di Stati, quanto una nuova unità di popoli, che dovrebbe essere fondata sulla Carta Costituzionale Europea. 
Stare dentro l'UE significa unità di popoli, uniti non soltanto da interessi di mercato (politica agricola, fondi per lo sviluppo regionale e altre norme del mercato unico), ma dalla loro adesione ai valori comuni e che intendono dare un'immagine nuova, suscitando l'orgoglio di appartenere all'Unione Europea, superando gli egoismi nazionali. 

I popoli europei vogliono, infatti, una risposta alle loro preoccupazioni: giustizia sociale, occupazione, sicurezza, politica migratoria umana ma controllata, invecchiamento; vogliono un'Europa che abbia un peso di fronte ai giganti come Stati Uniti, Russia, Cina e India. Non si tratta di avere rapporti conflittuali con quei paesi, ma d'essere alla pari e difendere i nostri interessi; vogliono un'Europa che proponga un'altra mondializzazione dove il libero scambio e la competitività di mercato siano al servizio dell'uomo e non l'inverso; che proibisca il dumping sociale e il lavoro dei bambini; che protegga l'ambiente e che consenta lo sviluppo dei Paesi poveri. L'Europa contemporanea propone un avvenire diverso.

Oggi assistiamo ad un Europa senza regole, governata dagli Stati più forti, debole e ingovernabile sotto il profilo politico, trasformandosi in un baraccone imponente, economico e commerciale, privo di rappresentatività e autorità politica, essendo simile ad un vaso di coccio fra il gigantismo americano e il gigantismo cinese. Si dovrà allora ricorrere ad una fase nuova per consolidare un nucleo omogeneo di Stati, uniti da esperienze politiche e tradizioni comuni e, quindi, capaci di soluzioni condivise.

mercoledì 4 febbraio 2015

Globalizzazione e TTIP (pillole)



Continuiamo a parlare del famigerato accordo che l'Europa vorrebbe stringere con gli USA per mercificare ogni aspetto e condizione della nostra vita, e sottometterci per legge agli interessi commerciali delle multinazionali. Il caso della Corte Ue che dice si al brevetto “Un ovulo non è un embrione" a fini industriali è solo l'inizio. Siamo ormai arrivati alla brevettabilità della vita, appunto, ci vogliono tutti merci nelle mani delle multinazionali. Oggi la Gran Bretagna ha approvato una legge per i bambini con tre genitori per prevenire malattie genetiche. Con ogni strumento, per il profitto, si cerca di modificare anche la natura umana.

L'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno avviato la creazione di un accordo di libero scambio, il TTIP. Secondo questo trattato essi prevedono di stimolare l'economia uniformando gli standard di regolamentazione economica. Ma la domanda è la solita: ciò che è buono per le aziende è buono anche per i cittadini? Quasi tutti i consulenti dei negoziatori rappresentano gli interessi delle corporation. Le decisioni prese avranno un ampio impatto, motivo importante per tenere sotto la lente di ingrandimento i negoziati, ma questo è prprio quello che non sta accadendo. I negoziati stanno avvenendo senza la dovuta partecipazione dei cittadini e questo non sembra democratico. Che cosa c'è in gioco? Quali interessi ci sono dietro questo accordo?
Carne bovina agli ormoni, bestiaame clonato, pollame clorato e tutta l'ingegneria genetica che ha preso piede negli Stati Uniti, mentre l'Unione Europea vieta tutto ciò. Gli interessi delle grandi corporation sono evidenti, per esempio l'associazione dei produttori di carne suina (US National Pork Producer Council) ha dichiarato che non accetterà alcun trattato in cui l'uso degli ormoni sia vietato. Fracking, una tecnica di estrazione, negli USA è ampiamente utilizzato per aumentare la disponibilità di gas e petrolio. Una miscela di acqua e prodotti chimici è compressa ad alta pressione nel sottosuolo, con il risultato della contaminazione dell'acqua potabile e del suolo. Si promettono esportazioni di gas a buon mercato. Ma a quale prezzo? E chi è il responsabile dei danni causati? Gruppi di ambientalisti di tutto il mondo respingono con determinazione questa tecnica del fracking. Eppure il fracking sta prendendo piede sempre di più, e ora rischia di attecchire anche in Europa. La puntata di Report del 12 maggio 2014 


Nel 2010 a seguito della crisi finanziaria gli USA hanno dato alle proprie autorità amministrative la possibilità di regolare le controllate estere delle banche statunitensi.  Ciò ha infastidito le banche, ma ha trovato un alleato nell'UE che ha una regolamentazione troppo debole in questo settore. Ancora una volta sono a rischio le proposte per una maggiore regolamentazione bancaria. I risultati ottenuti su entrambi i lati dell'Atlantico sono a rischio. Un rischio per la nostra società, compreso i diritti dei lavoratori (come oggi abbiamo visto con il JOB ACT in Italia) che sono stati ottenuti con un duro impegno nella zona dell'UE. Negli USA, tuttavia, non ci sono molti diritti che proteggono i lavoratori. Nessun diritto per l'elezioni dei consigli di fabbrica, o di sindacati, per la contrattazione collettiva. Questi diritti saranno direttamente minacciati dall'apertura di concorrenza dei nuovi mercati. Dalle cosiddette controversie Stato/investitori che il TTIP autorizza, particolarmente pericolose per lo Stato ed i suoi cittadini. Se una legge influenza negativamente i diritti di una corporation, questa può citare in giudizio lo Stato, il tutto a spese dei contribuenti. Le controversie legali sono più che probabili, dato che le corporation ritengono le leggi di protezione ambientale dannose per i loro profitti, come le leggi sul salario minimo, su maggiori imposte o divieti per particolari prodotti. Il problema è che tali dispute non saranno discusse in tribunali ordinari, ma in commissione arbitrali composte di avvocati, le cui decisioni saranno vincolanti a livello internazionale.

Gli accordi internazionali di libero scambio potranno costare molto ai cittadini come il Canada ha scoperto, dopo aver aderito al NAFTA firmato insieme agli USA ed al Messico. I cittadini del Quebec hanno votato in un referendum per proteggere il loro ambiente dal fracking. Una corporation di fracking ha citato in giudizio il governo canadese per 250 milioni di $ di risarcimento. Come quelle che stanno presentando all'UE vengono diffuse grandiose promesse di prosperità e di nuovi posti di lavoro, come nel nostro Paese la Marcegaglia si sta dando da fare:


Le piccole aziende che hanno di solito standard di qualità elevati, per esempio quelle dell'agroalimentare, soffriranno la concorrenza di aziende multinazionali straniere che non hanno quelle qualità. Ad esempio il latte negli USA può essere prodotto da mucche ingravidate artificialmente, questo diminuisce tantissimo i costi e i tempi di produzione. In Italia è vietato e considerato un orrore, giustamente, e rischioso per la salute. Che latte berremo in futuro? Che fine faranno il parmigiano reggiano, e il nostro latte? Solo per fare un esempio.

Esperti stimano che il trattato del NAFTA è costato 700.000 posti di lavoro negli Stati Uniti ed ha ulteriormente impoverito il sud del Messico. Tutto questo in netto contrasto con le belle parole e le previsioni ascoltate al tempo dei negoziati del NAFTA. Promesse che ancora una volta stiamo ascoltando con il trattato del TTIP. I vincitori di un accordo di libero scambio sono soltanto le banche e le corporation, ma possiamo ancora fare qualcosa: aiutare l'associazione (clicca ATTAC).