lunedì 24 giugno 2013

La grande voragine



Nel 1935 il primo ministro canadese diceva che se un paese perde la sovranità e il potere sulla propria valuta, non importa più chi fa le leggi. Sta a significare che una nazione possa nominare il migliore dei parlamenti possibili, ma se non ha il controllo della moneta, della valuta, dell'offerta di denaro e del tasso di interesse poco conta chi fa le leggi. Thomas Jefferson, uno dei grandi padri fondatori e presidente degli Stati Uniti d'America diceva che se le banche private emetteranno la propria valuta, il proprio denaro prima o poi la gente americana perderà la propria proprietà, i figli di queste persone perderanno la loro casa e si sveglieranno un giorno senza un tetto nel paese, nel continente conquistato dai loro padri. E' evidente e necessario che le nazioni, i popoli  riprendono il possesso la proprietà del denaro e la sovranità sulla moneta.

Nelle discussioni di tutti i giorni al bar, nell'ambiente di lavoro, a casa, per strada il tema è uno solo: ma come si esce da questa situazione, come è possibile che ancora questa fase possa trascinarsi oltre e fino a che grado potrà arrivare. A questa domanda occorrerebbe dare una risposta. E’ noto, purtroppo, che poche persone sono in grado oggi di darla questa risposta, ansi, le politiche messe in campo in questo periodo vanno totalmente, diametralmente all’opposto rispetto a quello che in realtà dovrebbe essere. 

Tutti i nostri problemi sono dovuti a un solo ed unico fattore che lo chiamiamo in maniera scaramantica debito pubblico. Il debito pubblico è diverso dal debito privato, ma è molto simile perché sempre un debito è. Facciamo finta per capire che noi stiamo parlando della nostra situazione economica familiare. Abbiamo un reddito che però non ci basta a coprire le spese ordinarie della vita, abbiamo bisogno di fare un ulteriore lavoro, però c'è un aggravante, nel frattempo nel corso degli anni abbiamo realizzato tanti di quei debiti che non riusciamo più neanche a pagare gli interessi. La stessa cosa funziona per lo Stato Italiano o per qualsiasi altro Stato. Il debito pubblico non è soltanto un debito che ha soltanto l'Italia, lo hanno tutti i paesi, e in molti paesi ce l'hanno di dimensioni e misura notevolmente superiore a quello dell'Italia. Basti pensare a quello degli Stati Uniti che è di 16 mila miliardi di dollari, significa 8 volte superiore a quello dell'Italia, ma anche quello tedesco, con una cifra di 2.200 miliardi, 200 miliardi superiore a quello italiano, o addirittura il Giappone 13.500 miliardi, cifre astronomiche. Perché lo Stato fa questi debiti, perché in realtà se deve fare delle spese e soldi in cassa non ne ha, promette di dare dei soldi ha scadenza ad un determinato tasso. Chi faceva questo nel nostro sistema precedentemente? la Banca d'Italia. Banca d'Italia, un ente pubblico che vigilava sulle banche che controllava offerte di denaro ed emetteva, su indicazione del ministero del tesoro, il titolo del debito. Era un sistema che chiameremo conflitto d'interessi. Come è formata la Banca d'Italia, il 95% ella Banca d'Italia è di proprietà delle banche private e il 5% dall'INPS, ovvero un po' del popolo italiano. 

La realtà oggettiva più importante è che il 30% della Banca d'Italia è detenuto dalla banca Intesa San Paolo e il 22% da Unicredit. Insieme questi due grandi banche hanno il 52%, ovvero la maggioranza assoluta della Banca d'Italia, cioè controllano la Banca d'Italia. Quale più grande conflitto d'interessi possa esistere se alla fine il controllore e il controllato sono la stessa persona. E' come se io avessi una legge e mi obbligassi a controllare me stesso, direi sempre che io sono immune da qualsiasi difetto, da qualsiasi commissione di reato o qualsiasi illecito disciplinare, da qualsiasi malefatta, mi assolverei ogni volta. E’ un altro che mi deve controllare, è un'altra persona, è un altro ente, un altra autorità. Di conseguenza la situazione che si è venuta a verificare mostra il grande paradosso successivo al secondo conflitto mondiale dove alla fine le banche centrali degli Stati sono in realtà delle proprietà private, non sono più istituzioni di diritto pubblico, o meglio dovrebbero essere istituti di diritto pubblico, ma in realtà non appartengono ai popoli, appartengono a società private e nella specie a banche che per mestiere emettono moneta, controllano la moneta, stabiliscono i tassi d'interesse a cui quella moneta che loro producono poi deve essere rimborsata, quindi un potere enorme.

Con la conseguenza che nulla importa più che fa le leggi, nulla importa più il parlamento, nulla importa più il popolo perché questo sistema è autoreferenziale, e' un sistema che si autoalimenta, è un sistema che viene diretto da qualcuno. Non è più la teoria del complotto, non è che dietro ci sia un complotto, purtroppo è una situazione che è legale. Nel 1981 la Banca d'Italia ha un altra alterazione. Mentre prima, tutto sommato veniva concertato con il ministro del tesoro l'offerta di denaro e il tasso di interesse, dal 1981 questo sistema viene svincolato, quindi la Banca d'Italia non risponde più al ministero del tesoro, non risponde più al governo che a sua volta non risponde più al parlamento che non risponde più al popolo italiano, vive di vita propria. Questa situazione va avanti fino al 1999, quando la Banca d'Italia insieme ad altre banche europee crea la banca centrale europea (BCE), che è la grande banca che adesso controlla il sistema monetario europeo avendo la facoltà di decidere quale sia la politica monetaria dei paesi europei influezando la vita di tutti i giorni i cittadini europei. 

Oggi però la banca centrale europea ha un solo ed unico mandato, quello di tenere il tasso di inflazione e non di emettere e stampare moneta quando ce ne sia bisogno. Nella storia, molto recente, negli ultimi 10 anni, abbiamo 3 buoni esempi di politiche governative tese concretamente verso le popolazioni amministrate, sono l'Islanda, l'Argentina e l'Ecuador. Questi tre paesi hanno deciso a un certo punto che dovevano andare a verificare come si era creato il debito pubblico, perché il debito pubblico fisiologico c'è stato in Italia fino al 1981, ovvero erano partite di giro corrente: non ho soldi in cassa emetto un po' di titoli, mi faccio prestare soldi dai privati o da altre strutture finanziarie pubbliche o estere e vado avanti, ma tutto nella fisiologia delle cose. Dal 1981 questa cosa ha eventi dirompenti perché il debito pubblico comincia a radddoppiare, ma a radoppiare soprattutto per il cambiamento dei tassi, un cambiamento dei tassi deciso totalmente dai mercati. Chi sono i mercati? I mercati non è il popolo italiano, non è l'economia reale, i mercati li controllano pochi soggetti internazionali che stabiliscono quali sono le regole, quali siano i comportamenti da avere nella finanza, dove indirizzare le folle, è quello che viene chiamato il parco buoi: farla andare da una parte, farla andare dall'altra, far crollare le borse e farle aumentare, far scoppiare le bolle speculative, sono tutte azioni dirette, controllate da pochissimi soggetti. Soggetti che sanno benissimo i meccanismi per controllare i mezzi di informazione diffondendo le notizie vere e false a seconda la loro convenienza.


Nella fisiologia tutto è possibile, lo Stato può emettere titoli, può anche emettere denaro per ripagare quei titoli, creando anche un pò di inflazione monetaria, ma alla fine non è che cambierebbe molto. Sicuramente molto meglio che affamare e affossare definitivamente le popolazioni, di creare questo trasferimento di ricchezza dai tanti hai i pochi.


Sono tutte le politiche messe in atto negli anni '90 che vanno sotto il nome di privatizzazione. Si è convinti che il bilancio dello stato debba essere gestito in maniera razionale, il che non sta a significare che non vanno eliminate le spese superflue, che i costi della politica sono eccessivi, che alla fine qualcosa bisogna fare per operare in una maniera da buon ragioniere o da un buon padre di famiglia, ma l'unico valore non può essere come quello che oggi è in vigore in Italia che è il pareggio di bilancio. Perchè alla luce di questo dogma tutti i diritti, tutte le facoltà, tutte le libertà individualI invece hanno un grado inferiore, in quanto se il bilancio non lo consente noi chiudiamo gli ospedali, se il bilancio non lo consente chiudiamo i tribunali, se il bilancio non lo consente noi chiudiamo le scuole, alla fine non diamo lavoro, alla fine non creiamo opportunità per i nostri giovani, tutto per questioni politiche monetarie frutto di opinioni monetarie, che sono totalmente sbagliate. Si citava precedentemente ad esempio questi tre paesi Ecuador, Islanda ed Argentina non sono fuoriusciti dalla comunità internazionale alla fine hanno vinto, vivono in una maniera decente, la loro popolazione non hanno i problemi che hanno oggi le popolazioni europee. Questo sta a significare che si possono fare politiche completamente diverse rispetto a quelle che oggi sono state messe in campo da governi che poco hanno a che fare con la sensibilità, con la cultura, con le idee, con i valori delle popolazioni che amministrano, vivono soltanto delle loro congetture personali, nelle migliore delle ipotesi possibili, nella peggiore delle ipotesi invece stanno facendo qualcosa di astuto, cinico e forse truffaldino.

La ragione è molto semplice, garantiscono soltanto alcuni, mentre in realtà se la prendono soltanto con i pochi. Si può fare  una cosa simile all'Ecuador, simile all'Argentina, simile all'Islanda, si possono adottare delle politiche completamente diverse, nuove, innovative. Una sarebbe quella di uscire fuori dall'area EURO, andare nella LIRA, cominciare a stampare lire, andare a pagare i titoli del debito pubblico stampando moneta, perchè lo Stato ne ha facoltà. Questo sarebbe un evento dirompente, come se fosse una rivoluzione, invece di andarla a fare con lacrime e sangue con rivolte e morti, si può farlo anche dal punto di vista finanziario. Questa è una delle soluzioni, ma ce ne sono tante altre che si potrebbero avviare. Il debito pubblico italiano è composto dal 46% di titoli che ha in mano la Banca d'Italia o altre banche italiane, lo Stato potrebbe andare a nazionalizzare le banche ed avere una grandissima partita di giro; tanto ti devo, tanto mi devi con la conseguenza che sparisce il 46% del debito. Un altro 10% ce l'hanno i privati, i privati italiani. Non parlo della vecchietta o del pensionato che hanno 5.000€ di Bot o i 10.000€ di Btp, io parlo delle grandi ricchezze finanzierie che sono in mano a pochissime persone.

Io vorrei sapere chi sono e vorrei saperle, perchè vorrei andare ad indagare se queste persone nella loro dichiarazione dei redditi hanno dei volumi tali che gli consentono di avere questo stock di debito pubblico, con la seguente domanda: se una persona ha 150.000€ di Bot e non ha mai presentato dichiarazione dei redditi è illegittimo o leggittimo che lo Stato ti paga gli interessi, è illegittimo o leggittimo se lo Stato non ti restituisca più il capitale. Chi muove oggi le grandi risorse finanziarie e le grande ricchezze, poteri occulti, famiglie mafiose, poteri 'ndranghetisti, con un ulteriore domanda: vorrei sapere se alcuni possessori del debito pubblico italiano siano intestazione fittizia di persone di beni a privati che si prestano ad avere la faccia pulita di questi apparati, o siano addirittura loro stesse che possono essere titolari di questi titoli. Se mai fosse, io Stato decido che questi soldi non li restituisco più, procedendo alla confisca. 


Rimane soltanto il debito pubblico vero. Una percentuale di debito del 40% in mano a finanziatori esteri, bisogna vedere però se sono banche estere o se sono privati risparmiatori esteri. Perchè se mai fosse che questo 40% fosse in mano a banche estere, sta a significare così come successo per i privati italiani, che sono state vittime di strozzo da parte delle banche per il sistema che si chiama anatocismo, cioè di interesse su interessi che sono diventati a loro volta capitali. Però se l'anotocismo oggi è vietato nel nostro sistema alle banche italiane nei confronti dei privati, deve essere vietato a maggior ragione quando il soggetto passivo è lo Stato. Lo Stato non può legittimare una prassi che è ingiusta, illecita oltre che essere immorale, il capitale è il capitale, gli interessi sono interessi e gli interessi non possono produrre a loro volta interessi. Il debito pubblico a questo punto si sgonfia, non andiamo dietro alle panzane che il debito pubblico sia colpa soltanto di qualche deputato e di qualche senatore che sono nani e ballerine, ignoranti, superficiali e pressapochisti, ma non perché sono tutti dei malviventi, alcuni rubano, ma per quanto possano rubare non posso aver fatto questa grandissima voragine. Questo sistema va indubbiamente riformato dalle origini, il debito pubblico è pertanto una grandissima illusione, una grandissima bufala.











domenica 2 giugno 2013

Due Italie



Esistono due Italie parallele, l’Italia di quelli che non lavorano e quelli che lavorano sono sotto pagati, contrariamente l’Italia dei manager dei dirigenti che sono troppo pagati. Una differenza fra queste due Italie, due mondi sempre più distanti.

Maurizio Crozza nella puntata del 21 maggio 2013 a Ballarò diceva: “ …..ecco, io non so se esistono due mondi paralleli, ma di sicuro esistono due Italie parallele. C’è quella degli operai e impiegati fra i meno pagati d’Europa, li paghiamo così poco che agli operai della Chrisler di Detroit, Marchionni ha detto: o firmate il contratto o sposto la produzione a Torino. Poi c’è l’altra Italia, quella dei manager pubblici più pagati della galassia. L’Italia è come quei treni che alla stazione Termini, fateci caso sullo stesso marciapiede, da un lato dal Freccia Rossa scendono i modelli di Armani con trolley, dall’altro sul locale da Viterbo, scendono il popolo di Mosè dopo 40 anni a piedi nel deserto”.

La forbice della disuguaglianza sociale in Italia si è sempre più allargata in modo smisurato negli ultimi anni. Il salario medio accumulato in quattro anni da un lavoratore dipendente è oggi a 104.000€ lordi. Nello stesso periodo, di quattro anni, il compenso dei top manager italiani a raggiunto la bellezza di 17.304.000€ lordi, con una differenza di 17.200.000€ in quattro anni. Una forbice che ha dell’incredibile se lo paragoniamo agli anni ’70, con un rapporto dei salari dei dipendenti e il compenso dei manager era di 1 a 20, venti volte superiore, nel 2012 il rapporto è arrivato 1 a 163. Un manager guadagna 163 volte più di un suo dipendente operaio. Rapporto del sindacato del credito della CGIL nell’anno 2012. La statistica del sito aggiunge che la paga dell’operaio e dell’impiegato in 7 anni è aumentata solo dello 0,5% rispetto al tasso d’inflazione, mentre il compenso dei top manager è aumentato invece del 23%. http://www.fisac-cgil.it/.

Cifre che sono impressionanti in quanto dimostrano una forbice di disuguaglianza troppo ampia, si nota nell’articolo che i 7 amministratori delegati delle 7 maggiori aziende romane hanno percepito uno stipendio nell’anno 2012 quanto 864 lavoratori dipendenti e quanto 1.728 lavoratori a contratto di collaborazione, soprattutto giovani. Il lavoro in questi anni, contrariamente ai principi della Costituzione, è sceso nella considerazione generale della società, il lavoro vale di meno sia in termini culturali sia in termini economici e sociali, un riduzione della dignità dentro il mondo del lavoro. Ci sono 100 uomini d'oro che guadagnano quasi 400.000.000 € l'anno, molti dei quali, un ingiustizia sulle ingiustizie, dirigono aziende che hanno i bilanci in rosso. Se fossero dei premi, dei bonus per un attività positiva con profitto, qualche giustificazione in più ci sarebbe, ma il problema è che molti di essi hanno dimostrato di non essere capaci di gestire le loro aziende. E' necessario quindi di riprendere la questione retributiva e salariale, anche perché pur avendo un lavoro oggi si rischia di essere poveri.

La disparità è talmente forte perché nel nostro paese la questione della disuguaglianza non riesce ad entrare nell'agenda politica, nessuno negli ultimi venti anni si è preoccupato del fatto che non si poteva sostenere un livello di disuguaglianza così grande, anzi sono state messe in campo diverse iniziative che l'hanno maggiormente aumentata, siamo arrivati al paradosso che vengono premiati manager che sono del tutto incapaci. Invece negli ultimi chi ha subito le maggiori difficoltà, a prescindere da questa enorme disuguaglianza delle retribuzioni, sono sempre i più poveri. I dati dell'Istat rilevano che l'andamento dell'inflazione negli ultimi anni ha mostrato che l'aumento del costo dei beni di consumo ha inciso molto di più sui redditi bassi, incidendo sugli alimentari, sul costo dell'energia elettrica, per cui oltre al fatto che si è aperto il divario sui compensi, anche il divario sul costo del sopravvivere ha inciso di più sui poveri.

In Italia, nel tempo, è saltato il sistema sociale per garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali indispensabili, è saltato la remunerazione del lavoro, il monte complessivo dei salari e degli stipendi è sceso per la crisi finanziaria, per la sotto occupazione, per la disoccupazione e la inevitabile precarietà abbastanza diffusa. In alri paesi europei meno indebitati di noi, un welfare per quanto imperfetto in qualche misura riesce ancora a reggere. Si pensi all'esistenza del reddito minimo che in Italia non esiste, oggi se una persona perde il lavoro è davvero drammatico, non riesce più a raggiungere quel livello di dignità previsto dalla Costituzione. Il nostro sistema sociale va rivisto proprio sul piano del walfare. Quanto più il nostro stipendio è basso oggi, con il metodo contributivo, la nostra pensione nel futuro sarà ancora più bassa. E' evidente che il sistema messo in atto dalle nuove politiche di austerità stanno producendo oggi poveri, ma sta creando nuove generazioni di poveri.

Un sistema dove non si salva nessuno, la crisi colpisce tutto presente e futuro, soprattutto i giovani che si vedono negare il loro avvenire. Il problema della disoccupazione giovanile che ormai è un fenomeno europeo, che in Italia è particolarmente acuto, tanto più che in Italia essendoci un welfare che non solo è crollato, ma già non era molto efficace prima, in gran parte il sostegno è affidato alle risorse familiari. Quello che si riscontra in questi ultimi anni è che il welfare familiare ha tenuto, ma con la crisi che stiamo attraversando, potraendosi ancora pere molto, il welfare familiare italiano sta tenendo sempre di meno. Le retribuzioni stanno quasi scomparendo, i giovani non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, i risparmi si asciugano e la famiglia non può più distribuire, senza che fuori ci sia nulla.

C' è necessita di mettere in campo misure per agevolare le aziende, dare ossigeno ai lavoratori, alle famiglie ed anche alle piccole imprese, agli artigiani, creando una spirale positiva stimolando il consumo, su cui sta arrivando la mannaia dell'IVA. Imposta dell'IVA che dovrebbe essere diminuita ed essere più equa per la riduzione dell'IMU, perché quello che sta succedendo che di nuovo daremo dei soldi ai più ricchi e li toglieremo ai più poveri. Due Italie sempre più distanti.



L'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero non perde le buone abitudini. Nel mirino delle sue parole ci sono sempre i lavoratori italiani che questa volta definisce come "poco produttivi e troppo costosi". In sintesi la Fornero elegantemente accusa gli italiani di essere "lavativi" e di pretendere salari elevati. Peccato che milioni di suoi connazionali lavorano dieci ore al giorno pern 600-800 euro al mese. Lei comunque con la sua busta paga da docente universitario costa abbastanza e con lei anche sua figlia che come "mamma" ha intrapreso la carriera accademica.


L'ex ministro torna a farsi sentire con un'intervista a Class Tv. Così dopo aver chiamato i giovani "choosy", ovvero con poco spirito di adattamento, dopo aver consigliato a tutti di "tornare a lavorare la terra" ora è giunto il momento di essere tacciati come "scansafatiche". La sua riforma che avrebbe dovuto incentivare l'occupazione è stato un flop clamoroso. E ora anche lei si rende conto che quella riforma forse va rivista, come ha già annunciato il nuovo ministro del lavoro Giovannini: "Sono d’accordo con il ministro Giovannini che vada modificata, nessuna norma nasce perfetta, si fanno esperimenti". Se poi gli esperimenti sono sulla pelle degli italiani alla Fornero poco importa. 

Lei non rinnega la sua esperienza di governo e prova un pò di nostalgia: "Nonostante il grande carico di sofferenza sento ancora l’orgoglio di essere appartenuta al governo Monti, Era facile criticare un governo senza appartenenza politica, Mario Monti era molto impegnato come tutti noi. Abbiamo scontato nel nostro operato assenza di risorse e credo che anche l’attuale governo avrà i medesimi problemi". 

Intanto in dote al nuovo governo la Fornero ha lasciato la grana esodati. Anche su questo punto l'ex ministro pensa di non avere colpe: "Abbiamo salvaguardato 130 mila esodati, su tutti gli altri non mi posso esprimere, spero che il nuovo governo trovi la copertura finanziaria". Poi sempre sugli esodati attacca l'Inps: "L’istituto non ha alcun diritto di rispondere in modo soggettivo su questo tema. Se una persona è stata riconosciuta come salvaguardata non c’è nessuno, nemmeno ai vertici, che possa dare un’opinione diversa. Se non si adegua ritengo debbano esserci delle sanzioni".