Dopo una vita di lavoro si aspetta questa sospirata pensione, magari togliendosi anche qualche soddisfazione, qualche lusso in cui abbiamo sempre dovuto rinunciare, e quando finalmente arriva ci si imbatte in brutte sorprese. (clic sul testo per video)
Vediamo con insistenza e con superba ossessione ogni manovra finanziaria va a pescare i redditi dei pensionati in quanto più semplice, protestano poco, hanno scarsa visibilità. Ogni tanto in televisione passa il solito servizio del pensionato al parco che afferma di non arrivare a fine mese, poi tutto torna come prima.
In Italia, secondo gli istituti INPS e ISTAT, i pensionati sono 16,7 milioni con una spesa annua di 261,3 miliardi di €.
Tralasciando le pensioni d’oro, con 470€ al mese come si fa a vivere dignitosamente per un pensionato se non comprare il pane, pasta, frutta di seconda e terza scelta. Azzerati completamente i divertimenti, il tempo libero, un buon libro da leggere, una pizza il sabato sera, per far posto alle bollette sempre più onerose. Una fotografia dalle più diffuse in Italia, sono più di 2 milioni i pensionati con un reddito mensile di 500€ mese (14% del totale), quasi 5 milioni i pensionati che percepiscono tra le 500 e le 1.000€ (31% del totale). Considerando che la soglia di povertà, calcolata per una famiglia senza figli o per un individuo, sui 990€ al mese , quasi la metà dei pensionati italiani sono oggi poveri. Non si immaginava per un pensionato di finire così quando si era impiegati sul posto di lavoro, si pensava alla meritata pensione come una beatitudine, come una gioia. In seguito scopri un altra stato di essere, lo Stato ti mette in dieta senza andare dal dietologo..
Purtroppo oggi con 500€ mese non si vive, oggi se non si raggiungono fra i 1.000 e 1.200€ mese i pensionati non sono in grado di vivere. E’ bene ricordare che le pensioni sono il frutto di versamenti di contributi che tutti sembra che dimenticano, cioè i lavoratori hanno versato allo Stato per tutti gli anni di lavoro in cambio di una promessa di un reddito, una promessa tradita.
Dunque è logico pensare a come faranno i precari ad immaginarsi una pensione decorosa, è questo il grosso dilemma che hanno le nuove generazioni. Il sistema previdenziale, purtroppo, è iniquo sia con i pensionati che il governo facendo tagli non tiene conto che dietro una pensione c’è la fatica di un a persona, c’è tutta una serie di aspettative compresi i sogni di una persona, sia con i giovani di oggi che effettivamente, forse anche perché le riforme previdenziali sono sempre state un pò tardive, rischiano di non avere più una sicurezza.
Andare in pensione dopo una vita di lavoro durante la quale si è ricoperto anche ruoli di responsabilità con una pensione che si assottiglia sempre di più non è una bella prospettiva. Dunque oggi per questi soggetti esiste delle pensioni discrete, oltre 2.500€ lorde, quelle che da qualche anno sono finite nel mirino delle leggi finanziarie, alla voce tagli.
Già con il decreto Monti hanno rivalutato solo le pensioni fino a 1.410€, oltre nulla, quindi la perdita in due anni di 120€ mese, moltiplicato per 12 mesi, 2.400€. Ogni anno a gennaio le pensioni vengono rivalutate per tenere conto dell’aumento del costo della vita. Dal 2001 l’adeguamento è stato progressivamente ridotto per gli assegni più alti, Di taglio in taglio si è arrivati al governo Monti che al 2011 ha bloccato fino al 2013 la rivalutazione delle pensioni superiori al tre volte il minimo, cioè circa 1.500€.
Soldi persi che non verranno recuperati, ora la legge di stabilità approvata dal governo, prevede che la rivalutazione automatica riparta, ma distribuita su cinque fasce. Si prenderà il 100% dell’adeguamento dell’inflazione solo le pensioni fino al tre volte il minimo, Per le altre ci sarà un taglio progressivo che arriva al 50% per le pensioni fino a sei volte il minimo 3.000€ lordi. Il taglio poi è sull’intero importo dovuto, chi incassa di più non avrà nessuna adeguamento per tutto il 2014. Una pensione che cammina con il costo della vita all’indietro, si arriverà ad una pensione in grado di soddisfare un pasto di pane e cipolla, una perdita netta di 602€ sul triennio prevista dalla manovra.
Effettivamente da alcuni anni si è imperversato troppo sui pensionati, da ricordare che fino al 1992 erano addirittura agganciate agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, perciò godevano di un indicizzazione vera, aumentava l’inflazione ma aumentava anche i contratti, via via i contratti sono stati taglieggiati fino ad essere annullati negli ultimi due anni. Una misura negativa anche dal punto di vista economico in quanto il problema che sta attraversando l’Italia è quella di un blocco dei consumi, non facendo ripartire il mercato interno. Incidere sul potere di acquisto delle pensioni, che si sono svaporate nel corso degli anni, è sul punto di vista economico una misura completamente sbagliata, un disincintivo ai consumi, di cui l’Italia non ha assolutamente bisogno, se vogliamo effettivamente vedere una ripresa che comporti anche un aumento dell’occupazione e una diminuzione delle tasse.
Entrando nel territorio delle pensioni d’oro, i pensionati di questa categoria sono rimasti in bilico fino alla fine, ma poi il governo li ha inseriti nella legge di stabilità in esame in parlamento. Si tratta dei prelievi sulle pensioni d’oro, o meglio contributi di solidarietà per pensioni elevate, quelle che superano i 100.000€ lordi l’anno. Il contributo potrebbe essere scaglionato con un prelievo di 5% sulle pensioni fino a 150.000€, del 10% su quelle fino a 200.000€ e dl 15% oltre i 200.000€ lordi anno.
In alternativa il contributo potrebbe essere unico, ma per le pensioni oltre 150.000€, discussione ancora in essere con una soluzione da verificare. L’esecutivo quindi ci riprova nonostante la Corte Costituzionale abbia già bocciato qualche mese fa un provvedimento simile predisposto dai governi Berlusconi e Monti. Per i giudici della Consulta i vecchi contributi di solidarietà erano discriminatori, perché colpivano i soliti redditi dei pensionati e non dei lavoratori attivi.
Quanti sono i pensionati che riscuotono assegni di oltre 4.000€ netti ogni mese, secondo i dati dell’INPS 43.000, che pesano sul sistema pensionistico di 6,3 miliardi€, il 2% della spesa complessiva. Ci sono poi un piccolo gruppo di pensionati definiti dei veri uomini d’oro, come un ex maneger Telecom che percepisce 90.000€ lordi al mese, o un ex dirigente comunale che porta a casa 49.000€, una cifra 106 volte più alta della pensione minima. I pensionati d’oro rispondono di aver versato tutti i contributi, parecchi soldi, facendo notare che le pensioni fino al 2011 venivano calcolate con un sistema retributivo, ovvero sulla media degli stipendi incassati negli ultimi anni di lavoro e non sulla base contributivo, versati per tutta la carriera. Il sistema contribuitvo però sarà veramente proporzionale agli assegni percepiti?
E’ chiaro come il sole che le pensioni d’oro sono frutto di leggine clientelari approvate notte tempo, sarebbe già sufficiente fare degli interventi per i trattamenti di favore togliendoli di mezzo. Come sarebbe auspicabile cercare di riequilibrare le situazioni in cui i contributi versati, sostanzialmente non sono sufficienti a pagare per tutto l’arco della vita, che si è allungata molto. Come tutte le misure devono essere chiare e finalizzate.