lunedì 9 novembre 2015

Chi sono i veri disabili? (civiltà di un Paese)




Com'è l'Italia vista dalle cartine dei disabili prigionieri in casa per mancanza di sostegni, com'è l Italia vista con gli occhi dei bambini autistici o con quelli dei malati di SLA, com'è l'Italia vista da tutte quelle persone abbandonate da un Paese, anzi dalla speranza che finalmente un Paese si prenda cura di loro.
Sono stanchi delle promesse della politica, di fronte a Montecitorio, disabili per l'ennesima volta in piazza chiedono risposte certe. La tutela dell'autosufficienza non esiste più, e gli ultimi governi da Berlusconi passando per Monti ed infine nemmeno con Renzi la svolta è arrivata. 
E' stata questa l'ennesima delusione anche se i genitori dei disabili avevano tante speranze. Anni di un Italia che sembra abbia perso la funzione della solidarietà, perfino sul futuro della scuola dove le ore di sostegno sono sempre troppo poche. La civiltà di un Paese si vede proprio dal modo con cui si trattano queste fasce sociali più indifese, dietro ad ogni bambino, ad ogni disabile, ad ogni malato c'è una famiglia.
Allora ci si chiede se l'insufficienza di fondi per i disabili e un intollerabile sopruso verso i più deboli, o dalle tante rinunce imposte dalla crisi finanziaria, oppure una conseguenza di una gestione non sempre oculata degli aiuti? La risposta è la caccia alle streghe e si preferisce punire tutti per colpa di pochi falsi invalidi. La verità è che i fondi per le disabilità gravi o meno gravi non dovrebbero mai essere insufficienti sia per le persone curate in famiglia che per le persone soggette a gravi handicap che vengono curati in istituti, perché una nazione moderna e democratica dovrebbe avere tra le sue priorità la tutela delle persone più deboli e tra queste i disabili sono coloro che necessitano di maggiore attenzione non possono sempre essere le famiglie a doversi far carico dei loro cari più bisognosi.

Un ulteriore saccheggio


Che cosa è successo ai fondi che in questi anni avrebbero dovuto sostenere i disabili? E' successo che ancora una volta l'Italia è inadempiente rispetto alle stesse leggi che si da. Il nostro Paese ha anche adottato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Ha una legislazione molto ricca che alcuni Paesi ci invidiano, come ad esempio la legge 104 e le sue modifiche, c'è ne una in particolare che riguarda la vita indipendente delle persone. Sostanzialmente questo paese tra i più industrializzati in Europa, dopo la Germania, si permette il lusso di spendere molto meno degli altri Paesi europei, sia sulle politiche per la disabilità che sulle politiche sociali.

Seguendo un dato Eurostat nel 2009 afferma che la spesa pro capite in Italia è di 438 euro, mentre nel resto d'Europa di 531. Il 12 luglio a Bologna c'è stata la conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità in cui si sono riempiti documenti, ma il governo è sordo, il taglio secco al fondo per le politiche sociali è sostanziale. 

Ammesso che si riesca ad accedere a questi fondi c'è sempre una burocrazia complicatissima da affrontare, anche perché, siamo tornati indietro facendo coincidere la disabilità con la malattia; non è così. La disabilità è una condizione umana che nasce da un deficit fisico, sensoriale o intellettivo, ma poi c'è tutta la vita da vivere. La parte medico sanitaria è garantita per fortuna in questo Paese ad un ottimo livello,  è tutto il resto che non funziona cioè la parte sociale, quella che dovrebbe partire dalla persona e costruire attorno alla persona un progetto di vita.


Purtroppo le burocrazie, al di là dei fondi, si sono come dire incartapecorite, ingessate, sono indietro di vent'anni, non hanno capito niente della convenzione ONU, lo dico con grande amarezza, ma è così, e continuano a sommergere di pratiche controlli fasulli, perché in realtà poi chi vuole evadere il fisco nel nostro Paese lo sappiamo, l'ho fa, quindi oltre alla campagna sui falsi invalidi, stiamo assistendo alla lotta ai finti poveri, con il risultato che poi ci vanno di mezzo le famiglie dove la disabilità esiste ed è reale, vera e non si sa più dove sbattere la testa, per queste persone c'è il diritto di vivere, non certo una vita da subire.


Tutto ciò che era bello sta diventando squallido


E' un'affermazione molto forte quella di un padre che spera che la propria figlia muoia prima di lui,  perché così almeno sta tranquillo. Se non c'è la famiglia che cosa accade visto che è rimasta l'unico sostegno a quanto pare delle persone disabili.? La cosa assurda è che la famiglia dovrebbe essere davvero il luogo delle competenze e dell'aiuto, durante la vita alla persona con disabilità, perché possa avere tutto ciò di cui ha bisogno per vivere al meglio, e invece è diventata il parafulmine, cioè tutto ciò che non va si scarica sulla famiglia, impedendo di fatto a molte persone con disabilità di farsi una propria famiglia, costruire un futuro che non sia solo sulle spalle dei genitori. E' una situazione che può essere risolta, può essere modificata soltanto con un grande sforzo complessivo di sistema non soltanto basato su interventi a pioggia o con piccoli finanziamenti, è proprio un modo di rivedere le politiche sociali mettendo in condizione anche le istituzioni, come la croce rossa piuttosto che gli altri enti di Welfare, di svolgere il loro lavoro accanto alle persone senza essere di volta in volta sballottati come è evidente nel video nel caso di Maria. 

Se cominciano ad avere difficoltà anche le strutture così solide i problemi si complicano in modo esponenziale per le famiglie, le quali  andrebbero supportate, invece a fronte di una quantità enorme di verifiche e controlli, si cerca con la scusa dei falsi invalidi un motivo pretestuoso per creare ostacoli, piuttosto che aiutare le famiglie. C'è anche la negazione di livelli essenziali di assistenza con strutture di indennità lacunose. Uno degli elementi fondamentali nei livelli essenziali è il nomenclatore tariffario, è completamente assurdo immaginare che un paese civile attui con un nomenclatore tariffario dell'anno 1999 per nulla aggiornato, ad esempio le persone sorde che oggi utilizzano apparecchiature acustici digitali, nel nomenclatore non hanno questo tipo di prodotto, per il semplice motivo che 1999 non c'era. Oggi viceversa, quando si va ad acquistare un apparecchio acustico non si trova l'analogico che stava nel nomenclatore del 1999, quindi le regioni, lo stato dovrebbero quantomeno svegliarsi ed adeguarsi.

Un'intollerabile sopruso verso i più deboli per insufficienza di fondi per i disabili che dipende soprattutto da una conseguenza di gestione non sempre oculata degli aiuti ed imposta dalle tante rinunce in tempi di crisi. 

Maria: "Forza ragazzi tenete duro"


Tempi di crisi che sfociano nell'imperdonabile follia.